La Macchina ERA Ferma (2022)



Il Patto Sociale Violato - discussione con Sara Gandini, Chiara Zoccarato, Ugo Mattei

Organizzato da Studenti Contro il Green Pass, Associazione Culturale La Radice

Parma, 5 febbraio 2022


Parlare di lavoro e stato sociale ora, in questo paese sotto ipnosi da infodemia, è difficile.

I media parlano di grande espansione economica, di pil in crescita (cosa che non implica necessariamente un aumento dell’occupazione, ci può essere crescita con occupazione zero), i media non parlano più dei tassi di occupazione lavorativa, ma di occupazione delle terapie intensive.

Si magnifica l’efficienza della Sanità Pubblica, della Campagna Vaccinale, i cui limiti evidenti non sono, secondo loro, da attribuirsi al sistema, ma ai terribili no-vax.

I fatti smentiscono questa narrativa , molto comoda, e pure la straordinaria crescita del paese da attribuire all’incontestabile genio di Draghi, incontestabile non perché lo sia davvero, ma perché non si può metterlo in dubbio, La realtà fa male e molti preferiscono girarsi dall’altra parte

Lo Stato Sociale non è solo la sanità, ma prevede tutta una serie di misure di sostegno al reddito (disoccupazione, pensioni di anzianità e invalidità, assistenza sociale e sanitaria territoriale, case di riposo) che vanno ad istituire una rete di salvataggio, un paracadute, che da una parte assicurano al cittadino di non trovarsi in situazione di indigenza, dall’altra contribuiscono a sostenere la domanda aggregata, a vantaggio dell’economia privata, sono un meccanismo automatico anticiclico in periodi di crisi. Quest’ultimo aspetto se lo dimenticano tutti. Si parla solo di costi da tagliare, quando si sa, il bilancio è una partita doppia e va visto nel complesso: la spesa di qualcuno è sempre il guadagno di qualcun altro. L’ossessione per l’export deriva da questa consapevolezza, taciuta alla massa popolare, che deve ricordare solo che la spesa pubblica è brutta e cattiva. L’equazione dei saldi settoriali di un paese è composta da settore pubblico + settore privato + settore estero, la somma deve fare zero. E’ matematica. Se il settore pubblico non interviene, bisogna affidarsi al settore estero per tenere il settore privato in attivo. Scelta poco lungimirante, soprattutto in questa nuova fase mondiale, altamente conflittuale e segnata da un neo protezionismo sempre più spinto.

Negli ultimi anni lo Stato Sociale è stato attaccato da ogni parte, oggi è devastato e non è colpa del covid, ma dei tagli compiuti negli ultimi 20 anni

Il risultato è il passaggio dal welfare pubblico ad un welfare privato, passaggio necessario per continuare ad avere dei servizi che sono essenziali, ma a pagamento e in aggiunta alle tasse. (integrazione sanità privata, integrazione fondi pensione, badanti) Cornuti e mazziati.

E vogliamo dare uno sguardo ai dati sull’occupazione? Istat dati rilasciati al 10 gennaio 2022: tasso di occupazione è salito al 58,9%. Il tasso di disoccupazione è al 9,2% Inattivi 35%


Possiamo in questo contesto permetterci di lasciare a casa i lavoratori, sospendere insegnanti, medici, infermieri, poliziotti? SANI, aggiungo. Perché è tutta gente che si tiene monitorata, fa i tamponi, contrariamente ai vaccinati.

Pensiamo sempre al DOPPIO valore che ha il lavoro: è produzione di beni e servizi che aumentano la ricchezza reale, il salario è spesa che sostiene l’economia, la domanda.

Il LAVORO è un’attività sociale ed economica imprescindibile, non a caso i padri costituenti lo misero a fondamento della nostra Repubblica. Non si possono fare ricatti su un fondamento basilare come questo, perché viene giù tutto.

Abbiamo bisogno di tutte le braccia e le teste per mandare avanti il paese. Perdere posti di lavoro non impoverisce solo il singolo lavoratore rimasto disoccupato, ma l’intera collettività. Ci sono tante, troppe cose da fare, per non mettere in campo un piano di lavoro pubblico come fece Roosvelt, con il new deal, che costruì le infrastrutture che ancora oggi sono l’ossatura degli States. Un programma di lavoro di ultima istanza dal 2020, per tutti i lavoratori rimasti senza (lavoratori non essenziali, ristoratori, spettacolo), per fare attività utili, un piccolo esercito civile in aiuto della popolazione e delle amministrazioni locali, che avrebbe anche contribuito a sostenere l’economia. Stipendio pieno anziché magro sussidio, e in cambio di lavoro. Sarebbe costato quanto il reddito di cittadinanza, ristori e cassa integrazione (che moltissime aziende hanno usato in modo fraudolento), probabilmente meno, e si sarebbe ripagato ampiamente, con una resa finale nettamente superiore. Avrebbe unito profondamente la popolazione anziché dividerla tra chi lavora e chi no, chi prende soldi e campa e chi affonda. Divisione che poi si è polarizzata in categorie diverse, vaccinati e non vaccinati, ma per lo stesso motivo: la paura di perdere tutto, chi la salute, chi il lavoro. E’ una questione di priorità personali, non possiamo giudicare, non dobbiamo farlo.

Sembra di stare in un paese del terzo mondo, infrastrutture, servizi, gestione della cosa pubblica: accedere ad un servizio pubblico scadente con un clic dal telefono, non lo fa diventare migliore. Ci stanno fregando con la digitalizzazione, è tutta fuffa.

E infatti, i numeri ci raccontano un’altra storia, quella vera.

La vogliamo guardare più da vicino questa crescita straordinaria? Even a dead cat bounce, ecco Un perfetto esempio di rimbalzo del gatto morto. Non siamo nemmeno tornati al 2018


Una crescita del 6,5% del PIL a fronte di un crollo del 9% non è un successo, è un fallimento. E’ l’evidenza di essere in mano a degli incompetenti.

I fondi Europei sono briciole rispetto a quanto sarebbe necessario, e l’impatto potrebbe essere non solo minimo ma perfino controproducente per il paese. Non solo la maggior parte sono prestiti che vanno rimborsati, sono fondi erogati sulla base di precise condizioni da rispettare (ricordate tutti la Grecia vero? O il nostro governo Monti), infine potrebbero essere utilizzati a vantaggio dell’economia privata estera, favorendo alcuni settori / aziende che necessitano di una ristrutturazione e conversione per tornare competitive sul mercato globale - l’intera catena del valore tedesca - e con l’acquisto di prodotti che non sono fabbricati in Italia. La svolta green capital friendly, la digitalizzazione, industria 4.0, etcc…

Da “L’efficacia del Next Generation EU per la ripresa dell’economia italiana” di Rosa Canelli, Giuseppe Fontana, Riccardo Realfonzo, Marco Veronese Passarella - 17 Marzo 2021:
Parliamo di circa 205 miliardi di euro, divisi tra i due strumenti del RRF (65,4 miliardi di euro in sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro in prestiti) e del React-EU (10 miliardi di euro in sovvenzioni). Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, una volta approvata la versione definitiva, illustrerà in che modo il Governo Italiano intende utilizzare le risorse e quali riforme accompagneranno le spese, in coerenza con le ‘Country Specific Recommendations’ e l’insieme delle ‘condizionalità’ poste dall’UE.
La conclusione principale che emerge dall’analisi non lascia grandi speranze. Dati i valori dei moltiplicatori della spesa pubblica registrati nel periodo 1995-2019, l’impatto espansivo indotto dal NGEU non sarà sufficiente a stimolare la ripresa dell’economia italiana. Nel dettaglio, si stima che tali misure non porteranno né le finanze pubbliche, né il PIL, né l’occupazione ai livelli pre-Covid-19, con conseguenze in termini di insostenibilità del debito sovrano nel lungo termine.”

I soldi pubblici si possono spendere bene oppure si possono spendere male, i frutti ci fanno capire di che tipo è stata la spesa. Nel ruolo di infermiera del capitale privato è tossica. Dovrebbe servire a mantenere la piena occupazione, a fare investimenti in settori strategici, infrastrutture. Se viene usata per distruggere l’occupazione e destrutturare le forze produttive anziché svilupparle, il paese diventa terra di conquista e sfruttamento, una colonia del capitale privato anche straniero, a suo uso e consumo.

Come scrivevano gli economisti Harold Vatter e John Walker nel 1997, in una politica fiscale ben condotta, la spesa dello Stato deve salire rapidamente quando gli investimenti salgono in modo tale da assorbire l'aumento di capacità produttiva, e ancora di più quando gli investimenti scendono in modo da impedire il collasso della domanda effettiva. La definiscono quindi come una "chiave a cricchetto" piuttosto che un mero intervento anticiclico, troppo riduttivo del ruolo che deve avere costantemente nell'economia, fino ad arrivare ad affermare che la partecipazione dello Stato nell'economia dovrebbe aumentare indefinitivamente. Affermazione che riprende la famosa legge di Adolph Wagner, per il quale il settore pubblico deve crescere più velocemente del tasso di crescita economico – per assorbire l’aumento di produttività e sostenere la domanda interna, soprattutto in un contesto internazionale di crescente conflitto e protezionismo, per cui contare sulla domanda estera è follia pura. Non parliamo poi del turismo come risorsa. Andate a farvi un giro a Venezia.

Tempo fa avevo scritto un pezzo che iniziava così:

Per anni abbiamo pensato a come infilare un paletto tra le ruote della macchina infernale del capitalismo. Quel paletto è piovuto dal cielo.

La macchina è ferma.

E’ una falsa scelta quella che ci viene presentata tra il dare aiuto immediato ai cittadini, all’economia e quella di volere un cambio di paradigma.

Il cambio di paradigma ci dovrà comunque essere o il paletto resterà tra le ruote.”


LA MACCHINA ERA FERMA, ma abbiamo divagato e ci siamo fatti distrarre, e il capitale ha trovato il suo modo per ripartire. E’ riuscito a inglobare il paletto nell’ingranaggio, E’ DIVENTATO UN RAGGIO DELLA NUOVA RUOTA, che ci schiaccerà più e meglio di prima.

Non torneremo indietro alla normalità, perché certo, la normalità era il problema. Siamo riusciti a fare peggio della vecchia normalità. Abbiamo compiuto un balzo in avanti persino oltre società la neoliberale, grazie all’eliminazione degli ultimi elementi rimasti di democrazia, persino quelli cosmetici, non solo quelli sustanziali. E il progresso verso la dittatura è stato fatto come sempre si fa: con l’aiuto delle masse, dei volenterosi carnefici e degli utili idioti. Non è difficile, basta sfruttare le paure fondate su alcuni elementi concreti e usarle.

Il Covid-19 è stato uno di quegli eventi storici per cui si poteva davvero osare la ristrutturazione di un sistema che era la causa di ogni stortura sociale, economica e ambientale, e perfino della mortalità di un virus che altrimenti non avrebbe fatto tanti morti. Puntare tutto sul vaccino è stata una scelta di mercato, non di pratica medica. Abbiamo dato palate di soldi a big farma per fare una sperimentazione di massa gratuita e senza rischi, che staccherà dividendi mostruosi in totale conflitto d’interessi, che pare non turbare il sonno delle coscienze neanche per sbaglio.

La questione sulla forza del lobbismo in Europa è basilare. Se non si capisce questo, non si può capire la gestione della pandemia e non si può capire il piano d’investimenti in atto, del perché i soldi vanno ad alcuni settori e ad altri non va nulla, e comunque arrivano con precisione chirurgica solo e soltanto ad alcuni player di quel settore.

Qui un mio pezzo sul sul lobbismo.

Torniamo adesso a focalizzarci sullo Stato che si ritira dall’economia e dal suo ruolo attivo nella programmazione economica e sociale, lasciando che sia il mercato a in-formare e riformare la società e l’economia.

In questo modo il settore privato avrà mano libera nell’educare, plasmare e coercire gli individui che compongono la società, imponendo valori, cultura e comportamenti che sono strumentali al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

La necessità di sviluppare cultura imprenditoriale, competenze tecniche, resilienza e flessibilità, di porsi sfide personali etc…, sono i kpi - key performance indicators - dell’agenda sociale neoliberale.

Sono termini che si sentono ovunque. Scuola, università e sanità negli ultimi anni hanno conosciuto il tallone di ferro della cultura imprenditoriale sul collo, trasformandole in aziende di fatto. La partecipazione statale nelle attività private, le convezioni del privato col pubblico, le partnership, non servono a garantire un servizio ottimale ed equo, ma che la spartizione del bottino avvenga nel modo stabilito, cioè le perdite alla collettività e il profitto al privato.

Le forme con cui il capitale pubblico sostiene quello privato, sono talmente variegate e diffuse, da poter dire con certezza che qualsiasi implementazione della spesa pubblica, qualsiasi scostamento di bilancio, ripensamento sull’austerità o programma di fondi comuni, finirà nelle tasche di player privati e non a migliorare i servizi alla collettività. La spesa sanitaria? Non è andata alla sanità territoriale, ma alle aziende sanitarie, alcune in convenzione, che si sono viste persino riconoscere rimborsi maggiorati in caso di ricoveri covid. Non serviva il servizio giornalistico di Restart per immaginare quanto avrebbero truffato sui dati per poter aumentare il profitto.

Le inefficienze, poi, sono ulteriori opportunità di profitto, aprono “nuovi mercati”, per utilizzare un linguaggio economico. Per esempio pensate al mondo delle assicurazioni, a quanto è cresciuto. Assicurazioni private per la sanità integrativa, la pensione integrativa, l’assistenza domiciliare, perfino una sugli effetti collaterali da vaccino. Nessuno ha intenzione di eliminare fette di mercato innovative, scordatevi che le inefficienze vengano eliminate. Saranno aumentate, perché qualcuno ci guadagna.

Di cosa si è parlato in Europa, durante la crisi 2009-2019? Di ASSICURAZIONE per la DISOCCUPAZIONE. Schemi di supporto ai disoccupati, che altrimenti non spendono e mandano in vacca tutti gli sforzi per acquisire quote di mercato da parte dei soliti noti. Non sono mezzi per eliminare il problema, ma mezzi di sistema perché il sistema continui così.

L’unico modo per eliminare la disoccupazione è creare subito posti di lavoro fuori mercato, perché il mercato crea la disoccupazione. Questa è una equivalenza ineludibile. Se vuoi combattere la disoccupazione creata dal mercato, dalla sua continua ristrutturazione interna (concentrazione di capitale, delocalizzazioni, progresso tecnologico, competizione), devi agire fuori mercato. Investire nel mercato significa creare posti di lavoro che poi verranno distrutti. Tutto nel mercato è transitorio. Esiste qualcosa fuori mercato? Qualcuno pensa di no, che il parassita sia il settore pubblico, ma è esattamente il contrario. Il mercato esiste grazie al non mercato, il settore statale. Il mercato è una creatura della legge, delle istituzioni. E così è la moneta, che è stata creata PRIMA del mercato. E’ il mercato che potrebbe anche non esistere. Difatti ci sono stati interi periodi della storia umana in cui non c’era, è stata una gran fatica creare il mercato. Indubbiamente ha qualche vantaggio, ma va tenuto sotto controllo. Il grado di controllo esercitato dallo Stato sul mercato e i suoi attori, non è una decisione dei mercati (è il mercato che ce lo chiede, la classica frase a giustificazione di nuovi strumenti normativi, è un falso clamoroso) ma una decisione interna alle istituzioni stesse.

Aveva ragione Veblen, quando affermava che i vested interets, gli interessi particolari, trovano sempre il modo di infiltrare le istituzioni. Purtroppo è vero. Senza un appoggio interno alle istituzioni, il mercato non può nulla. E infatti più che parlare di Vincolo Esterno, è bene riferirsi al Vincolo Interno come principale minaccia alle istituzioni democratiche. Reclamare la sovranità nazionale non basta, va ripristinata la piena democrazia politica nel paese.

La politica è centrale. Tutto passa di qui.

Fantasie retoriche sulla parte che può fare ognuno di noi, francamente, hanno stancato e sono state smascherate da un pezzo. Il classico esempio da sinistra avariata è quello sulla raccolta differenziata e la salvaguardia dell’ambiente. Basta vietare per legge la plastica o imballaggi eccessivi e il mercato si deve adeguare. Mentre milioni di cittadini che fanno la raccolta differenziata non hanno spostato di un punto l’inquinamento ambientale e il problema dei rifiuti. Adesso ci vendono le auto elettriche come soluzione, ma gettano le basi per un altro problema ambientale, l’aumento della produzione di energia elettrica e lo smaltimento delle batterie. E soprattutto non si risolve il problema della mobilità generale.

Il mercato non può offrire che soluzioni interne al mercato, nello stesso paradigma. Un sistema alternativo genera una destrutturazione del mercato e del paradigma corrente.

I MARXISTI PER DRAGHI

Uno Stato totalmente asservito ai poteri economici privati, in cui partiti e parlamento sono privati del proprio ruolo (i partiti nemmeno selezionano più persone in grado di fare politica seriamente, ci sono ridicole marionette), non è uno Stato a cui prestare obbedienza.

I peggiori, in questa storia, sono i comunisti schierati apertamente contro i cittadini in protesta, perché il potere coercitivo dello Stato – come principio assoluto – va salvaguardato, altrimenti si dà spazio ai movimenti anarcoidi. Fatto salvo che non ci sono principi assoluti in politica, ma relativi, forzare ad una vaccinazione sperimentale l’intera popolazione con il ricatto della perdita di diritti fondamentali quali il lavoro, è di una violenza inaudita e ha svelato l’autoritarismo stalinista sadico e liberticida, che nascondevano sotto panni democratici. Con tutto il rispetto per Stalin, che ha vinto una guerra, questi al massimo vincono il mongolino d’oro. Senza contare che fare equivalenze tra cuba e il suo vaccino pubblico e Pfizer con il suo, che sperimenterà gratuitamente facendo profitti imbarazzanti perfino per il loro cda, con tutti i crimini di cui si è coperta questa casa farmaceutica negli anni, è da minorati mentali, oltre che morali. Io con questa gente, non ci parlo più. Tempo perso e ulcera assicurata.

Non voglio neanche parlare dei sindacati. Bisognava potenziare il personale sanitario e scolastico, invece siamo andati a sospenderli! Sono rimasti a casa professionisti esperti e qualificati solo perché hanno un ragionevole dubbio sull’utilità di un vaccino che non impedisce il contagio e il cui bilancio rischio beneficio non è affatto chiaro. Che poi, se ci pensiamo bene, è pure la fascia più istruita della popolazione. Prima di definirli terrapiattisti ignoranti, ci penserei. Almeno per evitare figuracce.

LA NORMALIZZAZIONE DELL’ABOMINIO

Siamo riusciti nell’impresa, non facile, di ricostruire gli aspetti in assoluto più deleteri ed esecrabili già presenti, tutti quanti insieme! Ed ecco che ci ritroviamo con:

Una società fondata sull’irrazionalità dei mercati, che agiscono per massimizzare il profitto monetario – certamente non un principio intelligente e razionale.

Una società che genera disoccupazione, lavoro povero, lavori di merda – dalla definizione di Graeber, il lavoro inutile – deindustrializzazione nei paesi avanzati e aumento abnorme del terziario al consumo – ristorazione, turismo, commercio in genere, mentre si assesta a livelli non sufficienti e irrazionali la produzione agricola (che non sia per l’export! intere colline dedicate al vino che berranno altri), la produzione di acciaio, elettronica (che dobbiamo importare), materie prime, energia.

Una società che inquina, che consuma in modo sfrenato e compulsivo, sfruttando risorse naturali preziose e manodopera di paesi esteri, senza che questo smuova di un millimetro l’elevato senso morale di certe carogne che passano il tempo a fare filippiche sul bene collettivo e i diritti civili (“collettivo” è ormai il plurale majestatis dell’ego ipertrofico dell’individualista solo, pieno di nevrosi da poterle vendere e frustrato).

Una società che ha perso totalmente la compassione per l’altro, che non prova dispiacere per il dolore dell’altro, ma è sempre tutto cercato e quindi meritato dalla vittima. Conosco un sacco di gente che se la cerca e se la merita, ma francamente non gliela auguro. Ricordiamoci che i cocci restano alla collettività, quella vera, quella concreta. A noi. Paghiamo e pagheremo ogni disoccupato, ogni disperato, ogni folle che schizza di testa, ogni cedimento alla pressione sociale e alla propaganda quando la razionalità ci dice che è una cazzata.

Non si doveva permettere la ricostruzione, si doveva ristrutturare. Ma la fretta di tornare al prima era tanta, iniziarono gli imprenditori del turismo e della ristorazione, distrutti dal lockdown. Volevano tornare ad avere il loro lavoro, la loro fonte di reddito. Settori che non sono sostenibili perché basati su format sviluppati in un altro periodo storico, che pagano poco e male, soggetti a flussi turistici, mode e variabili dovute a geopolitica, mutazioni climatiche e virus, che non possono controllare. Che alternativa abbiamo dato come società? Abbiamo proposto programmi di lavoro garantito per operare la transizione da un modello economico ad un altro? Abbiamo proposto lo sviluppo delle forze produttive nelle aree finora lasciate al turismo? Mica tutta la produzione inquina!

Sono stati dati i ristori, le briciole, la protesta si è arenata e la fiducia nel capitale ristabilita.

Non è stata implementata la sanità locale, non sono stati applicati i protocolli di cura domiciliare proposti, si è puntato tutto su una sola soluzione, guarda caso di mercato: i vaccini. Vaccini nuovi fiammanti per tutti, venite siori e siore, venite. Comprate la libertà.

Alla fine ho assistito a quello che molti compagni descrivono come una capriola con doppio avvitamento, quelli che davano addosso ai ristoratori che volevano la loro libertà, da loro intesa come bene collettivo, si trovano adesso a dare addosso a quelli che reclamano il diritto a non fare da cavie, in nome del bene collettivo, ma alla fine è solo la loro cazzo di libertà di tornare alla vita di prima. Meravigliosi soldati del bene collettivo che sbraitate contro i dubbiosi come me, non siete né tanto brillanti, né tanto giusti, né tanto morali, né tanto migliori di quello che il covid lo nega. Anche voi negate l’esistenza di un problema, giuridico e medico.

In Italia non si fanno rivoluzioni, si fanno guerre civili.

La ricostruzione è stata affidata al capitale, e il capitale ricostruisce sui suoi binari.

Guardo gli occhi disperati di chi in montagna vive di turismo perché non c’è altro. Non ho mai odiato i ristoratori, odio i restauratori.

Fare politica dovrebbe significare saper immaginare e progettare un sistema diverso. Dare alternative alle persone, possibilità di scelta. Oggi significa solo avere il potere di imporre un’unica volontà.






 

Commenti

Post popolari in questo blog

OLTRE

Wilderness, le nuove “enclosures”

Perché un blog