OLTRE
- è l’alba di un nuovo sistema?
- le tendenze fuori dal paradigma neoliberale
- siamo oltre, dove?
- perché un approccio anticapitalista potrebbe non funzionare
- che fare?
In questo post voglio porre essenzialmente degli interrogativi e qualche provocazione.
Questi sono appunti, raccolti osservando quello che è successo negli ultimi anni, essenzialmente dalla pandemia, il fermo macchina che ha permesso l’aggiustamento strutturale.
Ci sono fenomeni e tendenze in corso che non possono essere ignorati, o ricondotti a schemi precedenti. Si continua a ragionare secondo categorie conosciute, proponendo analisi e soluzioni che identificano quella presente come una fase imperialista del Capitalismo, una fase di concentrazione del capitale e di scontro tra paesi creditori e paesi debitori, una fase terminale violenta del paese egemone in declino, gli USA, cioè una reazione del capitalismo occidentale all’inevitabile evoluzione verso un mondo multipolare.
Cosa sarà realmente il mondo in cui stiamo entrando, non lo sappiamo. Possiamo fare ipotesi.
Non sono così certa, come altri sembrano esserlo, che i fenomeni in corso nell’Occidente Collettivo siano tutti imputabili al capitalismo nostrano, in contrasto al nuovo che avanza. Primo, perché quello che si sta sviluppando in Occidente ha tratti di una ferocia inusitata e non sappiamo che bestia sia veramente, e secondo, perché il nuovo potrebbe non essere affatto in contrasto al processo in corso, ma parte di esso, per cui gli antagonismi sul campo globale potrebbero risultare molto diversi da quelli immaginati o sperati. “Un mondo, DUE sistemi” potrebbe avere una lettura inquietante, se letta al contrario: “Due sistemi, UN mondo”. Dal momento che la Cina sarebbe il paese guida dell’alternativa, il tao è forse la rappresentazione più vicina alle forze in campo. Una metà nera, con un cuore bianco, una metà bianca, con un cuore nero.
I cambiamenti principali partono dall’Europa, perché è già un laboratorio da decenni e ha la struttura perfetta per imporre nuove policy dall’alto con rapidi giri di vite, mentre per gli Stati Uniti l’implementazione è più cauta, perché rischiano seriamente una guerra civile. Gli Statunitensi non fanno casino in piazza, sono armati fino ai denti e il secondo emendamento è da sempre la difesa contro l’autorità costituita con un vero potere deterrente. Spiace dirlo, ma l’arma del voto, in una post-democrazia tirannica, è un’arma giocattolo. E le proteste in piazza, lo vediamo in Francia, lo abbiamo visto in Grecia, servono giusto a compattare il dissenso, più che a ottenere qualcosa. Ma, come scriverò in seguito, compattare i simili è fondamentale in questa fase.
Il neoliberismo era già una forma particolare di capitalismo, la sua evoluzione totalitaria.
E chiaramente prefigurava altro, e lo ha preparato per mezzo di una concentrazione di ricchezza e controllo nelle mani di pochissime società, la diffusione di una ideologia sociale pervasiva e la creazione di strutture istituzionali privatistiche, dove spostare le decisioni politiche (le governance multilivello, le organizzazioni internazionali WTO, IMF, Banca Mondiale).
Ogni movimento antisistema, nella narrativa e negli obiettivi, si pone ancora contro il neoliberismo. Ormai è un mantra. Ma se fossimo in realtà già fuori dal capitalismo neoliberista, in una fase di transizione ad un nuovo sistema economico e un nuovo metodo di governo della società, e quindi con assetti di potere che sono basati su una diversa forma di controllo e con finalità diverse dalla pura estrazione di plusvalore finanziario?
La domanda non è banale, perché se vogliamo opporci, dobbiamo farlo lungo le linee di sviluppo effettivo, non sui feticci di un sistema superato, attaccando casematte abbandonate.
Cosa si intende generalmente per capitalismo:
Ultimamente sento riferirsi a capitalismo per tutti quei fenomeni di sfruttamento economico di classe, anche di genere, che ci sono state lungo tutta la storia dell’umanità. La ritengo una interpretazione eccessiva. Ho sentito persino dire che “il capitalismo è la massima concentrazione di risorse in poche mani”, che implicherebbe praticamente qualunque forma di prevaricazione per il controllo delle risorse (non monetarie incluse!?!).
Il Capitalismo è (stato) un metodo di conquista del potere, non è l’unico e probabilmente non è nemmeno il migliore per tenerselo, perché troppo instabile.
L’analisi Marxiana ci ha permesso di leggere gli eventi storici attraverso la lente dei rapporti sociali di produzione, ma non sono sempre gli stessi e anche le classi sociali mutano. Le ribellioni partono dalle condizioni materiali, ma non solo, e una visione economicista fa perdere molte sfaccettature importanti, che adesso ci serve recuperare. In genere si parla di capitalismo in relazione alla rivoluzione industriale, che ha portato al sovvertimento dei rapporti di potere nelle classi sociali del tempo, dall’aristocrazia fondiaria basata sulla rendita immobiliare e il monopolio delle risorse primarie, alla borghesia industriale e commerciale, basata sullo scambio, che si è tirata dentro come manodopera a basso costo i contadini espropriati.
L’economia capitalista è un’economia di produzione monetaria (monetary production economy), cioè parte da un investimento iniziale per arrivare ad avere più capitale
M => P => M’ e M’> M = profitto
In tutte le sue fasi da quella commerciale a quelle successive finanziaria e dei gestori finanziari, il capitalismo ha come fine ultimo l’ottenimento di un profitto espresso o esprimibile in valore monetario. E perché il giochino possa continuare, il valore della moneta deve essere stabile o stabilizzabile in qualche modo, anche fraudolento, criminale o violento. Tutto per raggiungere la massima valorizzazione del proprio capitale in termini monetari e in una valuta di scambio che abbia potere a livello globale.
Da questo deriva il terrore per l’inflazione e le politiche delle banche centrali di rialzo dei tassi, che ovviamente peggiorano la situazione economica, ma servono a contrastare l’effetto dell’inflazione sul capitale, lo conservano. Sull’inflazione le banche centrali non hanno alcun potere. Dipendeno principalmente da questo anche tutta l’acredine nei confronti delle valute pre-euro (la liretta) considerate con minore potere globale, e l’impossibilità di far digerire l’exit strategy.
Il valore di mercato in un’economia capitalista può essere totalmente distaccato dal valore d’uso o dal valore economico tout court, anzi, abbiamo visto come spesso sia fuffa al cubo. Pensiamo al valore delle azioni delle aziende del lusso, che producono abiti ridicoli e impossibili da indossare, al valore che viene riconosciuto alle società degli influencer. Pensiamo anche a tutti i prodotti di pessima qualità e/o tecnologia obsoleta, che il mercato ci ha propinato in questi anni.
Il mercato ci ha abituato a crisi, crolli e ricostruzioni, che portano all’espansione ipertrofica di qualche mercato e allo smantellamento di altri, alla falcidia di intere categorie sociali a vantaggio di nuove.
E’ pur vero che ci sono dei segnali che indicano l'ingresso in un totalitarismo perfino antieconomico, in cui la distruzione supera di molto la creazione, e soprattutto post-umano, transumano e in definitiva, anti-umano, che punta al raggiungimento del potere assoluto per disporre della risorse necessarie alla vita in modo esclusivo, più che al profitto e alla mera ricchezza monetaria. Controllo ottenuto grazie alla sottomissione di una larga parte della popolazione per mezzo della tecnocrazia e della tecnologia.
Possiamo ancora chiamarlo capitalismo?
Capisco che per qualcuno sia una questione identitaria, essere anticapitalisti o al contrario, mercatisti (sinistra liberal). Però se dobbiamo inventarci nuovi nomi per continuarlo a chiamarlo così, e nella sostanza, ha alcune caratteristiche sempre più simili a quelle dell’aristocrazia fondiaria, non capisco perché non dovremmo iniziare a ragionare su un paradigma diverso.
Dopo la pandemia sono stata chiamata a un dibattito a Parma, e fra le domande qualcuno mi aveva chiesto in che fase eravamo, la mia risposta fu “non lo so, ma credo siamo entrati in una forma di neofeudalesimo talmente brutale che ci farà rimpiangere il vecchio capitalismo”. L’oligarchia neofeudale è tecnocratica e aziendale nella struttura. L’accumulazione capitalistica ha raggiunto il suo apice di concentrazione e di controllo della catena del potere, ma c’è qualche nota stonata nel leit motif “imperialismo, fase suprema del capitalismo”. Non perché non sia imperialismo, lo è, eccome. Ma perché il sistema fa alcune mosse inaspettate.
Sole Ingannatore
Come detto in precedenza, non so se la Cina possa considerarsi antagonista a questo tipo di evoluzione o per certi aspetti possa esserne un’avanguardia. Il Sol dell’Avvenire con caratteristiche cinesi potrebbe non essere così radioso.
La politica economica cinese punta all’acquisizione di risorse primarie nel mondo, in modo amichevole, ma inesorabile, e al raggiungimento di tecnologie ultra-avanzate. La ricchezza aumenta e la misura della sua condivisione fra la popolazione anche. La Cina non è capitalista in senso stretto, e lo diventa sempre meno, e tuttavia sta costruendo una società dove la libertà individuale non è un valore. Una società disciplinata, controllata in modo pervasivo, che viene educata e spinta a performance sempre migliori, ma funzionali al modello di sviluppo, che deve concorrere al bene collettivo supremo, o ciò che viene definito come tale. Ordine e rigore li abbiamo visti in azione durante il lock-down, quando sono state attuate misure di segregazione brutali. Francamente, il comunismo cinese mi sembra anche peggiore di quello sovietico. E se davvero è il modello futuro delle società umane, prima di entusiasmarsi, bisognerebbe valutare meglio.
Sistemi di identità digitale e credito sociale sono stati pensati in prima battuta dal mondo occidentale, ma la Cina li implementa con più facilità. Da noi è stato necessario un evento apocalittico, o venduto come tale, per procedere con qualche test.
Proviamo ad immaginare il passaggio ad una vera e propria forma di cittadinanza a punti. Ci sono aspetti che vanno valutati con attenzione. Questi punti potrebbero benissimo essere la nuova moneta interna di future economie chiuse, di cui abbiamo avuto una prova durante la pandemia, e la cui organizzazione sta continuando sotto la copertura mediatica della guerra in Ukraina.
Vorrei far sommessamente notare che la MMT accademica (non quella della zia) è una chiave di lettura perfetta anche in contesti economici distopici.
MMT spiega che la moneta è esattamente questo: il rapporto debito-credito con l’autorità costituita che ha la capacità coercitiva (monopolio della forza d’ordine) di imporre un debito (tassa, dazio, multa, lasciapassare,etc..) che possiamo redimere esclusivamente con un credito che la stessa autorità mette in circuito a questo scopo, concedendolo solo in cambio di qualcosa (ore di lavoro, dimostrazione di obbedienza, etc…). Può essere un pezzetto di legno (come i Tally Stick), può essere un QR Code. Il valore della moneta in quanto redeemer (redentore), è un valore assegnato direttamente dall’autorità e non dal mercato e corrisponde a cosa devo fare per averlo. Può essere un vaccino in cambio di un lasciapassare. Può essere un credito personale per un debito personale “non trasferibile”. Il sistema dell’identità digitale connesso ai dati fiscali e patrimoniali, e a imposizioni extra – quali potrebbero essere i debiti ambientali, le vaccinazioni, il servizio militare, altri obblighi di legge di tipo “comportamentale” sul consumo, sull’adeguamento energetico, sulle abitudini – permette di passare ad un circuito nuovo.
Abbiamo studiato che la moneta ha 3 funzioni, unità di conto, riserva di valore e mezzo di scambio. Se quest’ultimo viene limitato e il secondo non corrisponde più ad un valore di mercato, ma l’unico valore è che sarà sempre in grado di estinguere quel debito con l’autorità, passeremmo da un’economia libero-scambista ad una economia “chiusa”.
Aggiungo che da un circuito come quello descritto sopra, non si esce con le cripto-valute e nemmeno coi contanti. Per cui anche questa è una battaglia che viene combattuta senza avere la giusta prospettiva davanti. Quella contro il green-pass era, invece, perfettamente centrata.
La creazione di un blocco geopolitico chiuso non è qualcosa di mai visto prima, abbiamo avuto il blocco sovietico. Ha la funzione di stabilizzare un centro di potere che potrebbe essere messo a rischio da fattori esterni, ma anche interni, che vengono repressi con maggiore efficacia. Il resto del mondo potrebbe continuare ad avere economie diverse, alcune ancora capitaliste, altre miste, ma le interazioni sarebbero limitate e comunque sempre gestite dal potere centrale. Con le sanzioni si stanno facendo tentativi per individuare quale via funziona meglio, si valuta quali misure implementare per raggiungere l’obiettivo, tra cui sistemi di pagamento separati, nuove valute di riferimento, etc...
LE TENDENZE CHE CI SPINGONO OLTRE
I fenomeni che sembrano maggiormente segnalare un processo di uscita dal vecchio paradigma ad uno nuovo, mi sembrano questi:
Impoverimento di massa e cultura del sacrificio
- L’Unione Europea promuove economie fondate sull’austerità, non sul consumo, come generalmente sono le economie capitaliste avanzate (su questo Alain Parguez è sempre stato chiaro e ha sempre avuto ragione https://docenti.unimc.it/domenica.tropeano/teaching/2016/16226/files/parguez.pdf ). Chi ha criticato l’impianto, la struttura stessa dell’Unione Europea, sapeva che il risultato non poteva essere diverso da un impoverimento progressivo. Parguez avvisava ancora ai tempi dell’introduzione dell’euro, che lo scopo politico era il ritorno all’Ancien Régime.
Per austerità s’intende proprio il taglio della spesa dello Stato per beni e servizi pubblici a danno dei cittadini, anche a sostegno della “domanda” e quindi del potere d’acquisto delle famiglie, mentre viene convogliata copiosamente verso il settore privato.
In Europa abbiamo l’esaltazione della “cultura del sacrificio”, la popolazione deve accettare privazioni di ogni genere per un bene collettivo superiore che talvolta non coincide nemmeno con l’interesse economico e geopolitico del continente (vedi guerra in Ucraina).
In Italia abbiamo avuto impareggiabili cantori del rigore, con compilation che sono diventate Greatest Hits: da Padoa Schioppa e il ritorno alla “durezza del vivere”, all’austerità fa crescere della moglie di Bini Smaghi, alla pace in cambio dei condizionatori di Mario Draghi. E’ il contrario del sogno capitalista del successo e della ricchezza, del tutto farlocco, lo sappiamo, ma piuttosto efficace come dopante. Tolto anche quello, è promettere lacrime e sangue senza doversi aspettare nulla in cambio. Dulce et decorum est pro patria mori.
Il perseguimento sistematico della contrazione dei consumi è evidente:
- vengono ridotte le pensioni e perfino i sussidi (reddito di cittadinanza, disoccupazione), i salari non vengono sostenuti, anzi, si permette deflazione salariale selvaggia, delocalizzazioni, paghe da fame
- il taglio della spesa pubblica impedisce qualsiasi forma di integrazione con servizi gratuiti (trasporti pubblici, sanità territoriale, assistenza, nidi d’infanzia, case popolari, case di riposo, studentati) che sarebbero forme di salario indiretto. Al contrario, la spesa familiare aumenta in conseguenza dello smantellamento del Welfare e dell’assistenza di base, e ha raggiunto ormai livelli insostenibili.
- questo ha comportato la progressiva repressione della domanda interna, a cui si aggiunge ora la repressione di quella estera, che era il principio economico su cui inizialmente si basavano i saldi settoriali dell’Unione Europea, perché le sanzioni e i riposizionamenti geopolitici in corso tolgono mercati di sbocco e fonti di approvvigionamento di risorse basilari per la produzione. Non siamo più consumatori, non siamo più produttori – questo vale in modo particolare per l’Italia, ma abbiamo visto quanto sia in difficoltà anche la Germania. Fine globalizzazione, fine mitologia del liberoscambismo.
Il capitalismo è basato sulla vendita, non si struttura un’economia capitalista avanzata sull’acquisto di sussistenza, intascando i centesimi dei poveracci!
Non ci costruisci un tessuto economico imprenditoriale con una massa di sottopagati disperati, privati anche dell’accesso al credito. E’ vero che l’indebitamento ha costituito una fonte di sussistenza della fase capitalistica pre-crisi subprime, ma oggi è impossibile, il consumo finanziato è un miraggio con salari bassi e precari, l’accesso al credito è sempre più limitato.
Non si fa commercio se non hai accesso a mercati con domanda forte, se non hai capacità produttiva perché ti mancano componenti, se la produzione ti costa troppo in termini energetici.
Non si fa sviluppo economico con i settori a basso valore aggiunto. Non si diventa prosperi col turismo, con la ristorazione.
Chi immagina un futuro di successo dell’Italia nel settore del turismo di lusso, viene brutalmente smentito dalle proiezioni del World Travel and Tourism Council: nei prossimi 10 anni le cinque destinazioni Top saranno Hong Kong, Macao, Singapore, Bangok, Doha (per dovere di cronaca, oggi sono Dubai, Doha, Londra, Macao e Amsterdam. Le città europee sono destinate ad evaporare, speriamo non nei fumi post-atomici). Ci resteranno i turisti straccioni, quelli che portano rifiuti, più che soldi, e tanto lavoro povero.
Possiamo vedere questo crollo dell’economia, questa ristrutturazione in corso d’opera, forse come il passaggio ad un sistema economico nuovo. Ancora più brutale.
In un’economia soffocata si fanno speculazione, acquisizioni e si ottengono rendite finanziarie finché c’è ancora qualche soldo che gira, asset da acquisire e con i settori del lusso per i grandi ricchi. Ma principalmente si fanno affari con le istituzioni, con gli Stati, coi fondi europei. Una commistione pubblico-privato spinta a questo livello, alla fine, porta il privato a farsi “istituzione”, a farsi Stato. E questo è il vero problema.
Quando la ricchezza si concentra al massimo, quello che si cerca veramente, e si ottiene, non è più ricchezza, è il potere. Definirle élites finanziarie non è corretto. Non li colpisci più se miri al portafoglio.
Quando ti fai Stato e controlli le istituzioni, non hai bisogno del mercato, nel senso che lo modelli a tuo piacere, lo destrutturi a tuo piacere, puoi farne a meno.
Fai sopravvivere la tua struttura aziendale tramite commesse pubbliche dirette, e al tempo stesso produci ciò che vuole il governo, non il mercato. La simbiosi è totale. Non hai bisogno dei “consumatori” e della loro preferenza. Se lo Stato decide che devi prendere quel prodotto, o non devi prendere quel prodotto, la tua preferenza non conta nulla.
Non è più una questione di soldi, e pezzi di potere che si possono strappare coi soldi, quando si arriva a questo livello sei la moneta e, soprattutto, ciò che rappresenta, hai sovranità completa – potentia e potestas.
Cambio di finalità
La ricerca di plusvalore monetario passa in secondo piano, diventa effetto collaterale nella corsa all’obiettivo primario. Mentre il capitale pascola in una economia residuale e destinata a subire stravolgimenti sistemici di proporzioni gigantesche, nel mondo di domani il potere sarà possedere le risorse necessarie alla vita per poterne disporre.
- il Green Washing nasconde dietro politiche eco-friendly affari d’oro per industria e finanza. Ma davvero questi sono tanto fessi da distruggere il mondo in una sorta di furia cieca all’inseguimento del profitto? Stiamo parlando di menti sopraffine, che generalmente hanno strategie di medio e lungo periodo. No, c’è del metodo. La modificazione dell’ambiente ha un effetto preciso sulla popolazione che ci abita e potrebbe essere voluto, ma di questo parliamo dopo. Sotto l’egida delle politiche green è possibile far passare provvedimenti che impongono destrutturazioni profondissime, con esiti sconvolgenti dal punto di vista economico e sociale. Talmente profonde, che spesso non si riescono a vedere con chiarezza immediata.
Per esempio la direttiva EPBD case green, che causerà la svalutazione del patrimonio immobiliare italiano, principalmente ammassato nei centri urbani. L’ABI ha stimato che la percentuale da ristrutturare è pari al 60%, cioè 8 milioni di case. Gran parte del capitale delle nostre banche poggia sugli immobili, sui mutui ipotecari. Un calo di valore di questa portata minerebbe alla base i bilanci del sistema bancario, bloccherebbe l’accesso al credito di milioni di famiglie, oltre ad impoverirle ulteriormente, dal momento che sul mattone hanno contato come bene rifugio, per cui l’investimento di tutta una vita va in fumo.
Perfino la BCE ha detto che questa direttiva andrebbe riscritta perché pericolosa per il settore bancario e perché potrebbe creare squilibri tra paesi.
Ma che senso ha?!?
E’ possibile che alcuni fondi finanziari creati ad hoc possano proporsi di acquistare a prezzo di saldo le case degli italiani che non hanno i soldi per ristrutturare, ma cosa ci faranno? Certo, la riconversione green è un bel business, ma a chi vendono? Le famiglie sono sempre più povere. La ristrutturazione degli edifici per realizzare studentati e case di lusso, visto che molti condomini anni ‘60 e ‘70 sono vicinissimi al centro, potrebbe essere un buon affare, ma comunque per pochi. Non è nemmeno da escludersi che vengano acquistate per essere abbattute e creare bioparchi, esclusivi ed emozionali, polmoni verdi per i ricchi, con animali e piante particolari. Nel caso dell’Italia, anche zone archeologiche, storiche e artistiche, liberate dalla presenza dei condomini e dei palazzi anni ‘50 e ‘60.
La cattura degli immobili, unita al fenomeno dilagante delle ZTL rigorose che chiudono i centri storici, è una gentrificazione turbo, talmente spinta che qualcosa ancora deve esserci sfuggito.
I punti su cui si insiste ossessivamente sono:
- decarbonizzazione / emissioni zero
- mobilità sostenibile
- città dei 15 minuti
- utilizzo delle energie rinnovabili
- preservazione della natura selvaggia e ritiro dell’uomo da essa
- razionalizzazione consumo dell’acqua /desalinizzazione mari / recupero idrico
- contenimento consumo di suolo / abbattimento e ripristino aree verdi
- controllo demografico
- economia circolare
- coltivazione cibo del futuro / vertical farms e cibo sintetico
- high tech e robotizzazione della produzione
- cambiamento climatico dovuto all’uomo e necessità di trovare modi per fermarlo e/o sopravvivere
Immaginate di chiedervi cosa viene fuori unendo i puntini e di ritrovarvi a passare in una bella mattina di maggio davanti ad una mostra patrocinata dalla Regione Veneto a Venezia, dal titolo ZERO GRAVITY URBANISM (https://neomvenice.com/en) e di ricevere suggestioni sul tema considerevoli:
https://www.youtube.com/watch?v=YqVSY-bcvu4&ab_channel=NEOM
https://www.dezeen.com/2023/05/20/big-neom-octagonal-port-city/
Guardando gli studi di progettazione e i paesi coinvolti, è lecito chiedersi se gli schieramenti attuali - Occidente Collettivo versus BRICS e aspiranti - corrispondono a progetti sul futuro dell’umanità davvero così diversi.
Sul numero di persone che avrebbero accesso a queste “arche” potete sbizzarrirvi con la vostra fantasia, anche senza il mio aiuto.
- la finanziarizzazione di ogni cosa disponibile sul mercato, comprese le commodities, cioè i beni del settore agricolo e minerario – sono stati creati nuovi mercati per ciò che prima era fuori mercato (mercati idrici, cartolarizzazione pascoli) – inizia a manifestarsi come una corsa frenetica all’appropriazione di risorse naturali ed energetiche, che sono limitate, ed assume dunque i tratti tipici dell’accaparramento per avere disponibilità esclusiva di beni essenziali, che è qualcosa di diverso dal principio libero scambista, “acquisire per rivendere ad un prezzo maggiore e fare più soldi”. Se lo prendo e poi lo tolgo dal mercato, il valore è solo quello d’uso, e lo usa solo chi ce l’ha!
Ripeto, stiamo parlando di acqua potabile, derrate alimentari, materie prime, fonti energetiche. Senza non c’è vita.
E tutto questo è sempre più inquietante perché non ha affatto le caratteristiche del ricatto capitalista classico “ti tolgo la sussistenza e monetizzo l’economia così tu sei costretto a lavorare per me in cambio di un salario per comprare i beni primari”! Di fatto non vogliono più il nostro lavoro, non vogliono più che consumiamo, ci tolgono i beni primari (casa, cibo, salute), la stagflazione indotta (è una precisa scelta politica) comporta che ci siano poche opportunità di procurarsi moneta e questa poca moneta valga sempre meno.
Lavoro, endgame
- dall’anarchia produttiva tipica del capitalismo, stiamo lentamente e inesorabilmente passando ad una direzione governativa dell’economia, ad una pianificazione abbastanza evidente, per cui viene finanziato solo quello che interessa, vengono incentivate solo le produzioni necessarie alla nuova struttura, mentre quelle non sistemiche, vengono lasciate contrarsi fino a sparire. Ci sono briciole che vengono sparse, ma sono distrazione di massa.
Di per sé, dal punto di vista economico e sociale, un indirizzo centralizzato è molto più efficiente, il problema è sempre chi decide e per quale fine. Inoltre la produzione in generale potrebbe essere ridotta in modo significativo, per essere concentrata solo su
alcuni settori. Le scelte economiche della Commissione, che ci sembrano follia pura, potrebbero non esserlo. Se c’è preoccupazione per questioni del tutto marginali e non si implementano misure serie per contrastare fallimenti, stagnazione e disoccupazione, significa che questi sono effetti collaterali attesi e, probabilmente, ricercati.
- la spinta accelerata sull’intelligenza artificiale e la robotizzazione, cioè lavoro morto, non ha senso in una economia capitalista. Questo i marxiani lo sanno bene.
In presenza di una completa automazione l’estrazione di plusvalore potrebbe avvenire solo tramite speculazione finanziaria, immobiliare e sulle opere d’arte, ma l’instabilità del sistema sarebbe altissima, non essendoci la capacità stabilizzatrice della spesa generale nell’economia. Cioè il gioco non varrebbe la candela, se quello che si cerca è plusvalore.
Migliaia di posti di lavoro, anche di concetto, andranno persi in tempi rapidissimi. Non ci sono dubbi su questo. Che vada a vantaggio delle condizioni di lavoro dei lavoratori e della riduzione del tempo di lavoro, può essere, ma bisogna vedere di quali lavoratori e in cambio di cosa. Gli altri staranno a casa.
E’ possibile avere un’economia con grande impiego di lavoro umano anche in presenza di altissima robotizzazione, meccanizzazione e intelligenza artificiale, e anche su questo gli economisti MMT hanno scritto molto, ma solo in una società orientata all’accudimento della vita, perché le attività da fare sarebbero quelle dedicate al servizio della persona e dell’ambiente, alle forme d’arte (assistenza, istruzione, cultura, gestione territorio e in particolare acque, piante, animali, etc…). Attività che non contemplano uno scambio puramente prestazionale, ma anche emotivo e perfino più sottile, grazie ad una connessione che noi umani possiamo avere con gli altri esseri viventi e le macchine no, perché sono connesse ad una rete diversa. Possiamo chiamarlo genericamente amore, e non sarebbe sbagliato, visto che può assumere decine di forme diverse, e certamente le macchine non hanno la capacità di scambiarlo, darlo e riceverlo, nemmeno di produrlo. Non c’è concorrenza, non c’è competizione possibile.
Ma non è il tipo di società che stiamo costruendo, non è il tipo di sensibilità/abilità umana che stiamo valorizzando e sviluppando.
- fenomeni come quello del lockdown pandemico e la negazione dell’accesso al lavoro e al reddito (quindi impossibilitati all’acquisto!) di intere fasce di popolazione, non sono tipici del capitalismo. Il capitalismo toglie la sussistenza per obbligare al lavoro salariato o al lavoro schiavista. Oppure costringe lo Stato a dare un reddito perché l’inattivo possa continuare a consumare e alimentare il mercato. Ma questa, che roba è? Quale sarebbe il senso?
Il lockdown è stato imposto in tutti i paesi interessati alla transizione ad un nuovo modello, e in questi non troviamo solo il blocco degli occidentali atlantisti, ma anche la Cina, da dove il virus è partito, stranamente in un laboratorio militare cino-americano. Che come già detto all’inizio, temo non sia un paese antagonista a questo cambiamento, piuttosto l’interdipendenza con gli USA è tale da renderla più facilmente un complice forzato, che un nemico assoluto, in questo momento. Non è credibile un reale conflitto con la Cina finché facebook è zeppa di annunci di aziende cinesi, quando riesce a censurare qualsiasi altra cosa. Se si arriverà ad una guerra è perché sono due compari che si avventano sulla preda braccata insieme e non riescono a mettersi d’accordo sulle parti spettanti.
-
si apre lo scenario futuro del lavoro come
prestazione obbligatoria per una parte della popolazione, quella
abile o abilitata a farlo, che avrà come controparte la
sopravvivenza fisica. Lavoro in cambio di vitto alloggio, oppure di
un salario che vada a coprire il noleggio di beni di base, forniti
dal sistema stesso. “Non avrai più niente e sarai felice
ricattato senza
possibilità di scampo”. La corvè feudale versione 2.0
- aumentare la fascia del sottoproletariato, grazie a politiche di welfare e sanitarie che puntano all’espulsione più che all’inclusione, all’abbandono dell’individuo in difficoltà (immigrati, italiani impoveriti, disagiati con patologie mentali e psichiatriche) è pericoloso socialmente e non particolarmente utile dal punto di vista del capitale, a cui ne bastava anche meno per avere deflazione salariale.
Più che esercito di riserva per il capitale, è riserva per l’esercito.
Stiamo consapevolmente creando carne da cannone per le guerre che le nuove élites hanno deciso di fare. Le guerre possono avere ancora alcuni tratti tipici del capitalismo, uniti ad altri, nuovi. La vendita di armi, il business della ricostruzione, sono parte della macchina del capitale, ma la distruzione di terreno coltivabile, azioni di pulizia etnica, diffusione di ideologie come il nazismo, è qualcos’altro.
La morte come mezzo, è diversa dalla morte come fine. C’è di peggio della ricerca del profitto a qualsiasi costo umano, ed è la ricerca della distruzione umana a qualsiasi costo finanziario. E passiamo all’ultima serie.
POST-UMANO, TRANSUMANO, DISUMANITA’ AL CUBO
La narrazione contemporanea è centrata su alcuni concetti chiave che vengono ripetuti continuamente: consumiamo troppe risorse, inquiniamo, siamo scarsamente produttivi e viviamo troppo dopo una vita lavorativa in cui abbiamo praticamente rubato il salario, abbiamo troppe pretese (pensioni, sussidi, casa, servizi), siamo ignoranti, siamo sbagliati, siamo un costo per la sanità pubblica e per lo Stato in genere, siamo un costo per l’ambiente, soprattutto, siamo troppi. E non solo lo dicono, hanno iniziato a sfoltirci più o meno apertamente. Non c’è solo la modalità hard (soppressione fisica diretta) che pure è stata abbozzata in pandemia e un possibile coinvolgimento bellico potrebbe alimentare, esiste anche una modalità soft (emigrazione economica, incuria e abbandono, impazzimento indotto, eventi naturali/crolli infrastrutturali prevedibili o forse indotti).
- è in aumento la diffusione di ideologie pericolose dal punto di vista psicologico e per la sopravvivenza della specie umana, che saranno anche capital friendly, ma fino ad un certo punto. Alcune sono veramente allucinanti, e non mi convince affatto la lettura capitalista di questi fenomeni culturali. C’è molto di più che qualche soldo da prendere nel generare disforia di genere, proporre modelli corporei insani, forzare l’accettazione pubblica della devianza nel nome del sacro divieto alla discriminazione (modifiche corporee, bizzarrie anche comportamentali), fomentare isterismi di massa, dimostrare disprezzo per la vita umana per come è e volontà di trascenderla, attaccare la maternità femminile, sviluppare tecnologia genetica sempre più pervasiva in chiave eugenetica. Il capitalismo produce cinismo, amoralità e sociopatia, ma la psicopatologia elevata a modello di riferimento è un’altra cosa. Ci ritroviamo pieni di individui malati, confusi, deviati, instabili, moralmente inqualificabili e spiritualmente spenti, alcuni di enorme successo mediatico, che vengono considerati come normali, anzi, vincenti, e peggio, specie protetta politicamente.
- tutta la narrativa sull’emergenza del cambiamento climatico è un chiaro attacco all’uomo, altro che difesa dell’ambiente! La spiegazione naturale non è ammessa, l’Uomo è il male, l’Uomo è un parassita, la Natura sta molto meglio senza di noi, la Natura è superiore. Ogni volta che la natura uccide, è colpa dell’uomo e quindi è giusto che accada, perché noi siamo il cancro del pianeta. Un applauso al ghiacciaio che crolla sugli escursionisti, agli orsi killer, ai fiumi esondati. Questa ideologia mira a colpire alcuni settori produttivi industriali, agricoltura e allevamenti (quelli intensivi, ma pure quelli nei pascoli), mirano a modificare la dieta umana con l’introduzione di alimenti sintetici e insetti, in definitiva, a dare sempre più spazio alla natura e ridurre la popolazione, che è probabilmente il fine vero. Eventuali costi umani e sociali di questa transizione distopica non hanno alcun peso per questi fanatici, che crescono di numero e pericolosità.
L’amore per la natura forgiato nell’odio per l’uomo, viene finanziato copiosamente e ha molti adepti. E non mi stupisce, l’odio va alla grande nella nostra società. Anche gratis.
- un altro segnale allarmante è ritorno di fiamma di ideologie politiche folli, come il nazismo, che ormai è stato sdoganato in tutta Europa, con una facilità che personalmente mi ha lasciato esterrefatta. Negli Stati Uniti c’era e non è mai scomparso, gli USA hanno sconfitto la Germania, non i nazisti, che hanno invece protetto e portato a casa (anzi, non hanno nemmeno sconfitto la Germania, perché è stata l’Unione Sovietica!).
Stiamo mandando armi a gente che sulla divisa ha i simboli della SS, che si comporta come le SS, che promuove un’ideologia politica che negli anni ‘30 poteva sembrare molte cose, ma dopo il ‘45 ha un solo significato, ed è orrore puro: venerazione della morte e della distruzione, brutalizzazione del più debole, mitologia razziale, eugenetica, sadismo e delirio psicotico, attrazione per il lato demoniaco dell’essere umano e disprezzo delle qualità umane basilari, come la compassione, l’amore, l’accudimento, il rispetto della vita. Implica, cioè, una scelta deliberata e consapevole del Male Assoluto. Potete farmi le filippiche su quanto reazionario e nero sia sempre stato il capitalismo, amico dei fascismi di tutto il mondo, ma spero ci sia l’onestà intellettuale di capire che il nazismo non è il fascismo. Il fascismo è totalitarismo, è controllo, è disumanizzazione, se si vuole, ma il Nazismo è annientamento.
Lo sterminio di massa compiuto dai nazisti è fuori da ogni logica capitalista. I nazisti hanno speso montagne di soldi, investito risorse materiali ed umane, al solo scopo di eliminare nel più breve tempo possibile milioni di esseri umani, che non erano nemmeno nemici od oppositori politici. Uccisioni da cui non hanno ricavato nulla di più di quello che avrebbero ottenuto, se li avessero espropriati da vivi o trattati decentemente per farli lavorare (da un morto non si estrae plusvalore). Anzi, avrebbero risparmiato, ci avrebbero guadagnato. Il nazismo apre un abisso abitato da demoni e ci stiamo cadendo dentro.
Col nazismo si va ampiamente oltre il neoliberismo, spero sia chiaro. Dal materialismo capitalista si passa al satanismo puro, senza passare dal via.
Buttare nel cesso i valori religiosi più profondi, la spiritualità personale e collettiva, soprattutto da parte dei comunisti, è stato un grandissimo errore. La religione non è solo sovrastruttura, riguarda una dimensione interiore dell’essere umano che ha grande importanza e va coltivata al positivo. Sono stati tolti degli strumenti dalla cassetta degli attrezzi che adesso tornavano utili. Non si mette una pezza con l’ammirazione per Papa Francesco, che è moralismo e folclorismo religioso della peggior specie. La gente di sinistra è deficiente in modo irrimediabile. Bisogna tornare a praticare la spiritualità.
- durante la pandemia ci sono state dimostrazioni di totale disprezzo della vita umana. Sono stati commessi omicidi di massa, colposi all’apparenza, ma non va escluso il dolo. La pandemia è stata causata da virus artificiali creati in laboratori militari, virus e vaccini sono considerati, entrambi, armi biologiche. Potrebbe essere sfuggito, ma anche diffuso apposta. Test con i virus sono stati fatti sulla popolazione in Ukraina (da vedere questa intervista), avere i nazisti al governo porta questi bei regali, per cui non è affatto impensabile che lo abbiano potuto fare con la complicità cinese. Sono stati posti in essere protocolli di cura scorretti e letali, come l’intubazione e la ventilazione forzata. Sono state vietate le autopsie. Sono stati messi gli infetti nelle case di risposo, provocando una vera e propria mattanza tra gli anziani, i nostri genitori. Sono morti soli e abbandonati, lasciando a molti di noi un vuoto e un senso di colpa incolmabili.E’ stata lasciata morire gente al pronto soccorso in attesa dell’esito del tampone, sono state rimandate cure e terapie di malati oncologici gravi. Sono state rigettate cure che funzionavano per imporre tachipirina e vigile attesa, per poi costringere la popolazione all’assunzione di un pro-farmaco sperimentale con effetti collaterali invalidanti, tra cui la morte, con il ricatto più odioso, o ti fai inoculare o non mangi.
- fra i vari metodi di eliminazione soft dell’eccesso di popolazione, c’è anche quello di alimentare sentimenti di paura, disperazione, inutilità in modo continuativo e martellante. Si tratta di istigazione al suicidio, atto autolesionistico favorito dalla totale mancanza di adeguate forme di assistenza psicologica, dalla pressione sociale sull’adeguamento di modelli inarrivabili, dall’abbandono sistematico di deboli e fragili che il sistema produce in numero sempre maggiore, dall’espulsione/tentata soppressione dei non allineati ideologicamente, e promosso dalla legislazione “progressista” sull’eutanasia, che in Italia non è ancora arrivata perché è la sede del Vaticano (che sulla disperazione dei vivi ancora ci campa). Oltre alla diffusione criminale di giochi mortali e droghe tra gli adolescenti, adesso arrivano anche i kit suicidio acquistabili su internet. La cultura della morte avanza.
- neutralizzazione dei giovani. Complici il sistema educativo e i valori di riferimento della società, le nuove generazioni sono tra le più conservatrici mai viste nella storia. Attaccano chiunque metta in discussione la narrativa ufficiale, sono i globuli bianchi a protezione del sistema. E sono una generazione fragile, nevrotica, sballata, resiliente ma non resistente, inadeguata alla vita sotto ogni punto di vista. La pandemia li ha spezzati. La maggior parte farà fatica ad arrivare all’età adulta integra, cioè con piena capacità di fare un percorso di vita autonomo, senza deficienze invalidanti.
A chi crede sia un’affermazione esagerata, consiglio di farsi un giro nelle scuole, a vedere la diffusione degli attacchi di panico in classe, l’incapacità di affrontare la minima frustrazione senza finire in mille pezzi, il bullismo e le baby gang nelle strade. Oppure un giretto nelle pediatrie, per vedere quanti sono i ragazzi ricoverati con patologie psichiatriche, o nei pochi centri specialistici di salute mentale dove finiscono adolescenti con problemi di autolesionismo e tentato suicidio, disturbi alimentari, disturbi ossessivo compulsivi, ansia, depressione, uso di sostanze stupefacenti, etcc...e se non si comprende la gravità del problema, non si capisce l’urgenza di intervenire.
Bisogna “centrare” i nostri bambini, aiutarli a crearsi un nucleo interiore forte, radici profonde, far loro fare attività che richiedono disciplina mentale e connessione al proprio sentire, in modo che non vengano giù al primo colpo di vento. L’esempio fa qualcosa, ma nulla può sostituire l’esperienza diretta. La crescita interiore è personale, non si eredita.
Quei giovani che hanno il coraggio di porsi contro il sistema e contro il finto anti-sistema, cioè tutte le ideologie “progressiste”, vanno sostenuti il più possibile.
- incuria delle infrastrutture e del territorio, con aumento del rischio idrogeologico, che provoca disastri periodici sempre più gravi, tra crolli di ponti, frane, alluvioni, siccità, soprattutto per una gestione dei bacini idrici del tutto inadeguata e conseguente perdita di raccolti agricoli (cibo!). Tutti eventi che potrebbero essere evitati, ma nella shock terapy dell’emergenza continua, giocano un ruolo evidentemente più importante del costo economico e confermano la narrativa dominante di una catastrofe ambientale imminente da spendersi alla bisogna. Le perdite umane sono un valore aggiunto, meno mangiapane e più coinvolgimento emotivo, che aumenta il clima d’ansia. Un po' come la conta dei morti da Covid. Colmare il gap infrastrutturale (anche energetico) e la rimessa in sesto del territorio richiede centinaia di miliardi e non si vede la minima intenzione di provvedere. Qualche briciola, qui e là. Sta andando tutto in malora! Il problema non è solo l’inettitudine e la spudorata mancanza di volontà politica, è la perdita di know how. La catena di conoscenze, competenze ed esperienza sul campo, si è interrotta. Per trovare qualcuno ancora in grado di stendere un piano d’intervento strutturale e di implementarlo correttamente, bisogna recuperare gente andata in pensione. Morti quelli, sarà come dopo le invasioni barbariche.
L’incuria e la distruzione dell’equilibrio negli ecosistemi, porteranno all’inevitabile abbandono di intere aree e territori. E in questa dinamica è sottesa la negazione della capacità dell’uomo di governare la natura in modo positivo. Un falso storico, oltre che l’ennesimo oltraggio alla natura umana in quanto tale.
- altro segnale importante è l’investimento per beni quali la salute e la longevità, riservata a pochissimi. Questo settore è tra i più finanziati, promuove tecnologie fantascientifiche, ricerca genetica, ricerca farmacologica, trapianti, concepimenti e gravidanze extracorporee, scienza della nutrizione. Una spesa di proporzioni gigantesche, che travalica ampiamente il concetto di guadagno in senso capitalistico, che fai anche con gli specchietti colorati (la stagnazione tecnologica in tantissimi altri settori è dovuta a questo), ma è finalizzata ad assicurare a pochi eletti un futuro sano e vitale, magari su un altro pianeta. Quanti miliardi brucia un razzo spaziale? E’ un buon affare, se penso che sto usando qualcosa che in futuro non varrà molto, per qualcosa che invece avrà un valore immenso.
- il rischio nucleare è tutt’altro che propagandistico, nessuno mi toglie dalla testa che questi giocattolini li hanno costruiti per usarli, prima o poi. Che Hollywood abbia sfornato un film su Oppenheimer, per farci riprendere confidenza con la bomba e le guerre giuste per cui usarla, aumenta l’inquietudine. L’obiettivo USA è sempre stato rimettere il giogo alla Russia, e stanno cercando di provocarla in tutti i modi possibili.
UN APPROCCIO TIPICAMENTE ANTICAPITALISTA NON FUNZIONERA’
Che fare?
Si può ancora ragionare su forme sociali e di resistenza socialiste, ma difficilmente su quelle maturate nel marxismo classico e nell’anticapitalismo. Forme di socialismo imperfetto, come direbbe Formenti, popolari, comunitarie, sono quelle più funzionali all’oggi.
L’economia europea, e in particolare la nostra, sta venendo lentamente spenta.
Si promuovono attività a basso valore aggiunto, la produzione viene spinta solo su determinati settori, mentre gli altri vengono lasciati fallire, talvolta con malcelata intenzione.
La marginalità delle imprese rimaste è sempre più risicata, molte senza sfruttamento non potrebbero restare sul mercato. Vogliamo parlare di quante già non pagano i fornitori? Bisogna essere molto onesti e chiari, senza un intervento diretto nell’economia da parte dello Stato con piani di lavoro di ultima istanza che facciano da stabilizzatore automatico, voler ripristinare la domanda interna alzando i salari non può avere successo, perché molte aziende chiuderanno, per cui la situazione resterebbe invariata o potrebbe perfino peggiorare.
Con i riposizionamenti geopolitici in corso ci ritroviamo con infrastrutture energetiche sabotate, il costo dell’energia alle stelle, irreperibilità di componenti e materie prime fondamentali, per cui interi settori produttivi sono a un passo dal fallimento.
Sta venendo giù l’economia tedesca.
Ci possono essere errori umani, di comprensione, di strategia, di riferimento teorico economico. Ma non ci possono essere vent’anni di errori tutti in fila uno all’altro e sempre peggiori. Anche l’ottusità ha un limite!
Non credo in un’unica agenda globale prestabilita, ma credo che una certa visione dell’uomo e del mondo, porti a prendere decisioni che vanno in una stessa direzione e hanno esiti e sviluppi del tutto simili, anche se percorrono strade diverse e apparentemente in competizione tra loro. E’ evidente che alcune azioni sono pianificate da tempo e seguono strategie di lungo periodo, non potrebbe essere altrimenti, altre sono work-in-progress e vengono aggiustate di volta in volta.
Continuare a parlare di conflitto capitale-lavoro in una società che è orientata al superamento del lavoro salariato, per arrivare ad occupare solo una parte della popolazione tramite rapporti regolati da relazioni essenzialmente non monetarie (lavoro in cambio di vitto, alloggio, cure mediche), mentre il grosso del lavoro sarà fatto dalle macchine, ha poco senso. A maggior ragione se un’altra parte della popolazione verrà fatta sopravvivere con qualche piccolo sussidio, ma mantenuta rigorosamente inattiva come riserva, e un’altra sarà probabilmente espulsa.
Sulle battaglie per i diritti del lavoro, cosa penso, l’ho scritto qui, nel capitolo sul valore del lavoro https://www.blogger.com/blog/post/edit/5546181048521186563/4710193226491416181
Stiamo attenti a non combattere battaglie che ci fanno perdere la guerra.
Le lotte per frenare questa evoluzione e per salvaguardare i diritti fondamentali vanno fatte, ma focalizzate a tenere la posizione dove una rottura sarebbe devastante. E andando a creare reti di protezione alternative.
Salvare il diritto ai lavori di merda, che non rientrano nel quadro dei lavori necessari alla produzione di beni essenziali e riproduzione della vita, appartiene chiaramente alla categoria delle battaglie che fanno perdere la guerra.
Il brulicare di forme di sfruttamento senza ritegno è che la corsa dei mangia-carogne alla carcassa di un animale morto. E’ lotta per l’ultimo boccone. Ci sono interi settori destinati allo smantellamento. E non è nemmeno così grave che accada. Mentre, secondo una interpretazione classica, rischiamo di trattare da “gregarie del capitale” attività la cui sopravvivenza sarà di vitale importanza. Sottolineo vitale. Come i produttori agricoli locali, i negozi di prossimità e le imprese artigiane.
Tra i tratti tipici del neoliberismo c’era la cattura delle istituzioni Statali unita alla creazione di centri di potere sovrannazionali, la cattura delle fonti di informazione e del sapere accreditato e/o accademico.
In questa fase, la presa delle istituzioni nazionali è completata.
Pensare di infilarcisi con successo (Parlamento, Governo, Banca Centrale, Presidenza della Repubblica) e riuscire a fare qualcosa da lì, ormai è impossibile. Idem per quanto riguarda il Parlamento Europeo, che comunque ha contato sempre come il 2 di picche. Al massimo serve per prendere soldi e usarli per scopi utili.
Le istituzioni locali, per quanto assurdo, hanno ancora potere decisionale e controllo su alcune questioni importanti, tra cui il piano regolatore urbano, gli appalti, le utilities. Hanno un corpo di polizia locale. La disponibilità di bilancio è ridotta, per cui possono fare molto poco, ma tante schifezze potrebbero riuscire ad impedirle, anziché favorirle.
Mettere insieme dei cittadini che abbiano a cuore la gestione del territorio locale, con la consapevolezza chiara della fase in corso, e creare liste elettorali con i loro rappresentanti, potrebbe essere una mossa chiave nei prossimi anni. Prendere il comune, le aziende municipalizzate, gli enti collegati. Ovviamente non è pensabile nelle grandi città, dove mafia e lobby economiche hanno già lottizzato i posti principali e controllano traffici più o meno legali e gli appalti.
Come scrivevo in “Wilderness, le nuove enclosures”, in questa fase storica la rivolta deve partire dalla ricostruzione di relazioni sociali comunitarie e rapporti di produzione locali, cioè economie fuori dalle logiche del mercato e del profitto ad ogni costo, basate sulla cooperazione, la solidarietà, la difesa compatta dei beni comuni e delle risorse locali.
Questo è fondamentale per conservare la possibilità di sopravvivenza e accesso a beni essenziali, come cibo e acqua, e a servizi specialistici essenziali. Ma anche forme di aiuto e accudimento reciproco.
Una comunità deve poter contare su figure professionali amiche, come medici, farmacisti, insegnanti, avvocati, ingegneri ma anche agricoltori, allevatori e artigiani. Avere muratori, elettricisti, idraulici, carpentieri piuttosto che social media manager e influencer, farà la differenza. Bisogna far capire ai nostri figli che bisogna tornare a saper fare mestieri essenziali. E tra l’altro sono attività che hanno un senso, danno un riscontro tangibile, per cui si evita quell’effetto di straniamento tipico di certi shit jobs moderni. Facciamoli studiare materie utili, invece di alimentare sogni di gloria o farli formare per le professioni che richiede il mercato del lavoro attuale, che è in fase di destrutturazione.
Il mercato potrebbe smettere di funzionare, la rete internet potrebbe saltare, la sanità pubblica potrebbe diventare letale e l’istruzione pubblica formare solo ignoranti funzionali al sistema. Un assaggio lo abbiamo avuto. Lottiamo pure per i servizi pubblici universali, ma prima assicuriamoci di averne di emergenza.
Una comunità non ha una composizione di classe omogenea.
Abbiamo visto che nella fase neoliberale neppure le persone con interessi di classe simili sono riuscite ad unirsi, e come sia stato impossibile riuscire a far convergere le masse popolari sullo stesso concetto di “interesse comune”, che dipende dalla visione del mondo e soprattutto dalla scala valoriale. L’autunno del capitalismo ha impostato i suoi valori di riferimento su tutto quello che poteva scardinare l’identità sociale e personale, e il nuovo paradigma li sta impostando su valori anti-umani.
Senza dei valori condivisi, non c’è unità d’intenti. A seguito degli ultimi eventi, c’è stata una magnetizzazione delle coscienze su poli contrapposti. Una minoranza inizia a riconoscersi intorno a determinati valori umani, che ritiene irrinunciabili, non negoziabili e per cui è stata disposta a pagare prezzi altissimi. E’ una minoranza trasversale alle classi sociali.
Per cui insistere con la solita solfa sulla necessità di ricostruire una classe lavoratrice antagonista, oltre ad essere totalmente irrealizzabile, mina la possibilità di costruire delle comunità solidali. In una economia capitalista, di scambio e di mercato, il socialismo scientifico funziona meglio del socialismo comunitario, in quella odierna è il contrario.
La coesione comunitaria può fondarsi su valori recuperati dalla tradizione culturale popolare locale, dove ancora presente e vitale, cioè fuori dalla aree metropolitane, o su quei valori umani e sociali che conducono alla cooperazione, non certo al conflitto.
Questo non si significa riabilitare massivamente intere categorie (bottegai e imprenditori tutti, alcuni sono carogne e non ho la minima intenzione di difenderli), ma quelli che hanno gli stessi valori. Vanno tutelati il diritto di proprietà e l’economia privata con finalità sociali, e lottare insieme per riappropriarsi dei beni comuni, occuparsi della loro gestione e regolamentazione d’uso. Prima che lo Stato possa tornare “amico”, ne passerà di acqua sotto i ponti. E anche sopra, purtroppo. Di fronte a quanto accaduto, anch’io, una statalista di ferro, mi sono disincantata.
Una società trans-umana e anti-umana va oltre il materialismo, e pone delle sfide enormi, che per essere superate richiedono uno sforzo e un contributo personale considerevole.
Non tutti sono pronti o disposti a darlo. Per alcuni sarà impossibile, per altri inaccettabile, per cui, lo dico subito, in questa fase non mi aspetto nessuna svolta in Italia e in Europa in generale. Siamo minoranza, residuale perfino, e per questo non credo a possibili sollevamenti di popolo, non credo a risvegli di coscienza universali, non credo nemmeno che il problema sia la propaganda martellante, né che si debba lavorare ossessivamente sulla comunicazione finché non si trova quella giusta per far passare un messaggio o la verità capace di risvegliare altre coscienze.
La verità non ha mai cambiato il mondo. Sono migliaia di anni che ci ritroviamo a vivere periodi di ingiustizie feroci e follie collettive, e c’è ancora gente, pure istruita, che si indigna? E’ una novità che ci siano esseri umani criminali? Che ci siano volenterosi complici che li aiutano adeguandosi o mettendoci del proprio? Che ci sia una componente massiccia di indifferenti, apatici, abulici? Ci sconvolge che talvolta gli individui vogliano sperimentare il male, farsene e farlo, e non ci sia modo di farli ragionare. Ma è così! ‘Meglio una fine nell’orrore, che un orrore senza fine’! Quel geniaccio di Orwell ci aveva preso anche su questo, la recensione che fece del Mein Kampf nel 1941 è illuminante e andrebbe riletta.
Abbiamo visto proprio durante la pandemia che la consapevolezza non è passata dall’informazione alternativa, dal proprio ambiente sociale e culturale, ma piuttosto è accaduto il contrario. Prima c’è stata una presa di coscienza, poi si sono cercate informazioni e si sono formati gruppi sociali solidali nuovi. Questo lo dico perché alle marce contro il green-pass ho incontrato molte persone che non facevano parte del mondo della politica “alternativa”, ma ci si sono ritrovate per cercare conforto e risposte per quello che hanno sentito come una violenza inaccettabile, ritrovandosi espulse de facto dai gruppi sociali di appartenenza (famiglia, lavoro, amici, partito e sindacato). C’erano insegnanti, medici, infermieri che avevano un background politico e culturale diverso dal mio.
Per cui tutta questa preoccupazione per la produzione di informazione alternativa, potrebbe alla fine essere controproducente. Per mantenere il palinsesto attivo, nei media alternativi ci si trova anche tanta, tantissima robaccia, e si pasturano gli alienati. Chi si nutre di complottismo come genere culturale, manifesta un fanatismo ottuso del tutto simile a quello di chi crede al mainstream. Basta vedere che effetti devastanti ha avuto il grillismo in Italia. Più che volontà di comprensione, è consumo di stupefacenti.
Alcuni canali sono dedicati a chi ha una precisa ideologia politica di appartenenza, con posizioni talvolta talmente esasperate (ed esasperanti) da rendersi ridicoli.
I prossimi anni ci metteranno di fronte a difficoltà tremende, non si può contare su chi ancora funziona a mangime ideologico, di qualsiasi natura sia.
Le macchine di propaganda alternativa messe in piedi dal fronte dissidente, sono davvero troppe, ognuna mantenuta dalla sua parrocchietta. Producono business e assuefazione. Non mobilitazione. Quella parte dall’amicizia. Sono le persone amiche che riescono a compiere imprese incredibili. E quindi bisogna lavorare sui valori e gli atteggiamenti che favoriscono la cooperazione e non la competizione. L’informazione libera ha un costo, va supportata, ma non trenta diverse informazioni alternative. Le persone che meritano un seguito sono poche: mettetevi insieme. Lo dico seriamente, l’arroganza intellettuale e la mania di visibilità di alcuni ha ampiamente rotto i coglioni. Siete utili, ma non indispensabili.
L'uomo che verrà
Vogliamo un essere umano sempre più simile alla macchina e non accettiamo le imperfezioni insite nella sua natura, ma vogliamo migliorare, perfezionare, ibridare.Chi accetta l’imperfezione umana, può iniziare un viaggio alla ricerca di valori che sono principalmente spirituali, e tuttavia non devono riportarci a forme di religiosità bigotta e integralista, o quelle new age, altrettanto integraliste e più superficiali.
Fare corsi per illuminarsi in un paio di weekend, è prendersi in giro. Le anime elevate nell’amore cosmico a pagamento reagiscono come in Nirvana: https://youtu.be/UyuQaC_OXp4
Condannare pratiche e conoscenze sapienziali perché “religione”, è stato un eccesso di zelo nella giusta battaglia contro la superstizione, le menzogne e il potere delle caste sacerdotali, che tutto volevano fuorché liberare l’uomo.
Oggi serve un buon sincretismo, che vada a riscoprire le origini e le radici profonde delle religioni storiche, le verità sull’uomo che tramandano, farci ritrovare aspetti di effettiva unicità dell’essere umano, che non condividiamo né con il mondo naturale né con quello tecnologico, e recuperare strumenti d’opera.
Tornare a coltivare la propria anima potrebbe essere l’atto più rivoluzionario da compiere in questo momento, e quello con i migliori risultati nel campo delle relazioni sociali.
L’individualismo e l’isolamento sociale che hanno caratterizzato il neoliberismo, non sono stati un buon fattore di miglioramento personale, se non dal lato esclusivamente prestazionale. Narcisismo, egoismo, diffidenza, cattiveria, pregiudizio, volontà di prevaricazione, arroganza, gelosia, avidità, sono cresciute abbondanti senza potature e ci hanno resi persone poco piacevoli da frequentare. Se dobbiamo formare comunità, e non ci sono davvero alternative, dobbiamo lavorare su noi stessi.
Lo dico con rammarico, ma anche le comunità politiche sono diventate impraticabili, sono arene da combattimento, è impossibile realizzare qualcosa in questo modo. La politica è ancora un valido metodo di lotta, ma va agita e per agirla le persone sono fondamentali. Se i partiti e i movimenti alternativi diventano circoli di nostalgici in stile alcolisti anonimi, luoghi dove scaricare le proprie frustrazioni o porre le ambizioni personali al centro, dove si creano occasioni non di confronto onesto ma camere dell’eco per confermare le proprie fissazioni, luoghi di competizione e non di collaborazione, palcoscenici per personaggi in cerca di pubblico, allora la politica diventa inagibile. Creare su queste basi una comunità politica efficace è un wishful thinking. Basta guardare il disastro che c’è in quelle attuali, soprattutto in quelle della “resistenza”. La frammentazione dei soggetti politici che sono dalla stessa parte, passatemi il termine, è un segnale di non comprensione dei tempi che viviamo, il voler insistere con metodi passati che non possono funzionare e non stanno funzionando.
Bisogna cambiare approccio, cambiare modalità, cambiare finalità. Riposizionarsi su valori più umani e meno ideologici (ed egoici).
La chimica farà il resto, le affinità elettive ci combineranno insieme, in legami più forti. E’ quello che serve per muoverci nell’oltre.
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