La Governance Multilivello dell'Unione Europea (2016)




1. Unione Europea: il problema è il contenuto o la forma?

2. Il nuovissimo e meraviglioso mondo delle Governance

3. La nostra galassia multilivello

4. Modifiche? Quali modifiche?

5. Se il disegno è venuto male, si butta


1. Unione Europea: il problema è il contenuto o la forma?

La critica all'Unione Europea è un hot topic dei nostri quotidiani e arriva da tutte le parti: non solo cittadini, disoccupati e privati di servizi e tutele essenziali, ma anche imprenditori che trovano la competizione elevata insostenibile, soprattutto se i grandi gruppi truccano la gara, arrivano dal "mercato" che langue a causa della crisi economica e della stagnazione delle vendite, centinaia di aziende che chiudono, perfino dalle banche, costrette a tassi negativi sulle riserve in eccesso, una tassa vera e propria, per costringerle a prestare somme, a chi in questa situazione?

Certo non ci si può aspettare niente di diverso se lo scopo dell'unione è il mercato e non uno qualunque, quello "altamente competitivo", che mantenga la stabilità dei prezzi prima di ogni altro parametro economico. Non è lo scopo Repubblicano "del pieno sviluppo della persona umana e la piena partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese". C'è una differenza di sostanza notevole. Un'unione fondata sul mercato è diversa da una Repubblica fondata sul lavoro.

Ma a tutti i "critici" di "questa" unione, che dicono che bisogna riscrivere i Trattati, modificare la sostanza, chiedo: "è sufficiente"? L'austerità è un problema di contenuti?

Temo non abbiano compreso cosa sia "questa" unione. C'è una questione di FORMA che viene incredibilmente ignorata. La forma è importante quanto la sostanza. E può influenzarla molto più di quanto si creda.

Partiamo alla sua scoperta.

2. Il nuovissimo e meraviglioso mondo delle Governance

Cos'è l'organismo sovrannazionale cui apparteniamo, avendo perfino ceduto quote di sovranità politica, che chiamiamo Unione Europea? E' una Federazione? No, non lo è. E' una Monarchia? No. E' una Repubblica? Proprio no.

Ci sono decine di giuristi che non sanno dargli un nome: si tratta di una forma politica mai vista prima (e forse un motivo c'è). Appartiene alla famiglia delle Governance Multilivello, che tuttavia nascono in un contesto prettamente economico.

Gret Haller, Commissione di Venezia

"Il concetto di Governance fu in origine sviluppato dalla Banca Mondiale, al fine di trovare criteri applicabili per la concessione di prestiti. Ora che altre organizzazioni internazionali hanno adottato questo concetto, è importante non perdere di vista il contesto in cui è emerso in primo luogo. "Governance" non è un concetto giuridico, ma un'idea che è emersa dallo studio delle istituzioni da un punto di vista economico."

R.W.A. Rhodes, Understanding Governance 1997

“Il concetto di Governance può essere definito come «un nuovo processo di governo, una condizione distinta di regolamentazione sociale; un nuovo metodo attraverso il quale la società è governata”.

Roberto Bin, Prof. Diritto Costituzionale Università di Ferrara

CONTRO LA GOVERNANCE: LA PARTECIPAZIONE TRA FATTO E DIRITTO 

"Il trionfo della corporate governance è il frutto del trionfo di una visione neo-liberista, tutta proiettata alla liberalizzazione del mercato e intimamente intrisa da un’opzione antistatalista, ossia antipolitica. L’unica regolamentazione che tale visione sopporta è l’autoregolamentazione, ossia niente che sappia di giuridico. Anche il successo della governance  riferito all’organizzazione politica trae con sé lo stesso bagaglio di opzioni ideologiche. Quello che essa esprime non è semplicemente un aggiornamento terminologico ma una vera e propria sostituzione nei modelli di governo politico della società"

 La Governance Europea è composta da più istituzioni indipendenti e interconnesse tra di loro in vario modo e su livelli diversi, orizzontali e verticali: dal livello sovrannazionale a quello locale e nei livelli politico, giuridico ed economico-finanziario.

La Governance trasmette attraverso queste connessioni gli input in-formativi delle politiche da sviluppare e ne riceve degli output che servono a monitorare l'efficacia della performance ottenuta.

Piccolo dizionario di primo soccorso:

Indipendenza: al di fuori di possibili ingerenze di parte ma anche fuori dal controllo democratico

Input: effettuati mediante soft law, regolazione connotata dalla produzione di norme prive di efficacia vincolante diretta ma che influiscono pesantemente sul processo decisionale, sono i governi ad avere la responsabilità di tradurla in hard law (procedurale)

Performance o output rationale: conformità ai principi tecnici fissati e ai parametri di risultato stabiliti dalla normativa europea, derivata dall'ideologia economica considerata "verità assoluta" (ordoliberismo e monetarismo, cioè teorie economiche ben precise che non sono affatto neutre politicamente né scientificamente così valide come ci viene fatto credere)

Gret Haller, Commissione di Venezia

  "Il concetto di basare una buona Governance su una logica legata ai risultati o al rendimento illustra molto chiaramente il difficile legame tra democrazia e il presunto "buon governo". Quando le valutazioni sono basate su criteri di risultato, questi criteri legittimano la legislazione alla quale poi è praticamente impossibile opporsi con mezzi democratici. L' "Oggettività Statistica" preclude il dibattito pubblico sulla legislazione proposta, che è necessario invece per l'esercizio della democrazia."

 Cosa significa all’atto pratico?

Una notizia di cronaca recente dal Portogallo: la nuova manovra di Lisbona è “a rischio di non conformità” con il Patto di stabilità e di crescita. Moscovici è stato rapido ad aggiungere che non si trattava di “una decisione politica, ma oggettiva", in quanto “la Commissione non guarda l’orientamento politico di un governo ma le regole, e questo è il messaggio che rivolge a tutti a prescindere dal colore del governo”.

3. La nostra galassia multi-livello

La Governance Europea è una costellazione variegata, ma si possono forse individuare tre stelle fisse: la Commissione, la Corte di Giustizia Europea e la BCE.

  1. Commissione Europea

La Commissione detta le linee guida dell'unione, gode del monopolio sull'iniziativa legislativa e contemporaneamente è il potere esecutivo dell'unione. E ha anche funzioni di controllo. Ecco, Montesquieu avrebbe forse qualcosa da dire.

http://europa.eu/about-eu/institutions-bodies/european-commission/index_it.htm

Dal sito ufficiale "La Commissione europea è il braccio esecutivo politicamente indipendente dell'UE. È l'unico organo cui compete redigere le proposte di nuovi atti legislativi europei. Inoltre, attua le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio dell'UE"

Avendo funzioni così importanti è indipendente, super partes. Talmente super che non è eletta dai cittadini (il popolo è di parte). Anzi i cittadini nemmeno conoscono i Commissari. Sfido chiunque a saper citare i nomi di almeno tre di essi (come il sig. Moscovici di prima, Commissario per gli Affari Economici e Monetari). I Commissari sono scelti dal Presidente della Commissione o suggeriti per meriti e capacità altissime (il fatto che i cittadini non li conoscano getta forse qualche ombra su questo, ma siamo i soliti complottisti!), la nomina ufficiale avviene per ratifica da parte del Consiglio Europeo.

Intorno a questa stella fissa ruota infatti il Consiglio Europeo, che dovrebbe definire l’orientamento politico generale e le priorità dell’Unione (Presidente Donald Tusk, quello che disse un paio di mesi fa che purtroppo la Commissione non ha i carri armati per mantenere la disciplina fra gli Stati membri). E’ composto dai capi di governo dei singoli stati membri. Che invece sono democraticamente eletti. Come Renzi. Come lo era Letta e prima di lui Monti. In giro per l'Europa ci sono casi simili (Papandreu fu costretto alle dimissioni) Il Presidente del portogallo Silva si era rifiutato di conferire l’incarico alla coalizione di sinistra perché “in 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche antieuropeiste, […] di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro”. Poi ha dovuto accettare, ma ha fatto firmare a Costa un documento in cui si impegna a“rispettare gli accordi internazionali con l’Europa e con la Nato”. Sembra che quel famoso orientamento politico sia polarizzato magneticamente…

Altro organismo è il Consiglio dell'Unione Europea, che negozia e adotta le leggi basate sulle proposte della Commissione Europea (chiamarlo potere legislativo, forse è eccessivo) è composto dai ministri degli Stati membri. La Commissione propone e il Consiglio dispone. Tutti eletti democraticamente. Idem come sopra.

Il Parlamento Europeo è effettivamente eletto, ha perfino acquisito l'onore di essere co-legislatore col Consiglio dell’Unione Europea. Compito che si esplica nella facoltà di chiedere alla Commissione di preparare una legge su un determinato argomento (senza allargarsi troppo, però, come poi lo tratterà è compito esclusivo della Commissione) e di proporre modifiche che il Coniglio dell’UE non è tenuto giuridicamente a considerare, ma non può deliberare prima di averlo ricevuto. Il Parlamento Europeo, l’unico organo democratico, è un soprammobile, un cestino di frutta di ceramica dipinta: le buone cose di pessimo gusto.


Taluni questo lo chiamano il "deficit democratico" dell'Unione Europea. E' l'unico deficit che non abbattono come rulli compressori.

«Con la governance, tutti i presupposti giuridici e istituzionali che erano alla base della democrazia rappresentativa europea vengono sensibilmente ritoccati ed erosi (...) il consueto allestimento delle istituzioni rappresentative» si trova ad interagire con «modalità e soggetti con queste incompatibili» (Prof. Ferrarese)

L'Unione Europea, rispetto agli stati membri, ha competenza esclusive su materie di importanza fondamentale, concorrenti o sussidiarie sulle altre.


 Quel che resta ai governi nazionali è poco o niente.

La politica fiscale, che dovrebbe essere gestita a livello nazionale, di fatto è limitata da vincoli di bilancio ineludibili e da principi espliciti dei Trattati quali la libera concorrenza e il divieto di intervento statale e di solidarietà (se per questa è necessario contravvenire alle regole!) che hanno modificato radicalmente il nostro modello sociale. La legge di stabilità, il documento di politica fiscale per eccellenza, viene discussa con i vari Desk preposti dalla Commissione a "monitorare" consigliare" e "ammonire" i governi nazionali in merito.

Dal Corriere della Sera del 29 dicembre 2015:


  1. La Corte di Giustizia Europea

La Corte di Giustizia Europea, guardiana della corretta interpretazione della legge europea e della sua applicazione, come nella favola di Cenerentola, è la Fata Madrina che trasforma le zucche in carrozze. E' lei che arriva e mette una pezza su tutto. Sempre. La sentenza sugli OMT è un capolavoro in tal senso. A lei dobbiamo il concetto di Primacy cioè di supremazia e di effetto diretto della legge europea su quella nazionale. Alec Stone Sweet, un notissimo giurista internazionale, l'ha definito un colpo di Stato giuridico. Era il 1964.  

Alec Stone Sweet, "The Juridical Coup d'Etat and the Problem of Authority"

"Per Colpo di stato giuridico intendo una trasformazione fondamentale dei fondamenti normativi di un sistema legale attraverso il lawmaking costituzionale di una corte. Posso identificare tre importanti colpi di stato giuridici in Europa uno di questi è Costa 1964 con cui la Corte di Giustizia Europea annunciò la dottrina della supremazia della legge Comunitaria che, combinata alla dottrina dell'effetto diretto in Van Gend en Loos servì a "costituzionalizzare" il Trattato di Roma. Quando la dottrina dell'effetto diretto e della supremazia iniziò gradatamente ad affermarsi, emerse una sorta di sistema nervoso centrale per l'applicazione della legge europea e il coordinamento della comunità Europea e degli ordini legali nazionali. Questo sistema, interamente prodotto da un colpo di stato giuridico, ha gestito le innumerevoli complessità dell'integrazione legale ... La nozione della corte di "supremazia" non è neutrale rispetto alle funzioni assegnate ai giudici nazionali. La corte si aspetta che i giudici nazionali operino in qualità di agenti dell'ordine comunitario: quando giudicano dispute in competenze governate dalla legge comunitaria, sono obbligati a prendere decisioni in riferimento e nel rispetto di quella legge"

La maggior parte dei sistemi costituzionali aderiscono al tradizionale rifiuto di accettare gli effetti sopracostituzionali del diritto internazionale. 

Andràs Jakab, Neutralizing the Sovereignty Question (Published online by Cambridge University Press:  14 December 2006)

“Quale dovrebbe essere la nostra risposta sulla questione che riguarda la sovranità nell’Unione Europea? Il mio punto è esattamente che sia un equivoco che noi si debba perfino dare una risposta. Il vero compito di noi giuristi è quello di NEUTRALIZZARE LA QUESTIONE. Il nostro compito è quello di evitare, prevenire la questione, e se qualcuno ancora la pone, allora dovremmo dare una soluzione che non dica nulla di pratico per i conflitti. Se non vogliamo rafforzare la possibilità di questi conflitti, ma piuttosto prevenirli, allora il nostro compito paradossale è quello di costruire una incertezza legale (sviluppando complicati costrutti concettuali che rendano virtualmente impossibile l’uso diretto dell’argomento sovranità) e di dare un metodo pratico per evitare i conflitti, di modo che nessuno rischi il conflitto e tutti cooperino” 

 Ma lo ammise anche Giuliano Amato, nella solita intervista, perché non è giusto credere che la classe dirigente non lo sapesse.

"Così si è fatta l'Europa: creando organismi comunitari senza che gli Stati avessero l'impressione che si imponesse loro un potere superiore. La Corte di Giustizia come organo sovrannazionale nacque così: fu una sorta di atomica non vista, che Schuman e Monnet infilarono nei negoziati"

Si è sperato nell'efficacia dei "controlimiti", mai innescati, e che oramai sono creature mitologiche come i Liocorni. Come disse Paolo Barile "la teoria dei controlimiti avrebbe comportato l'uscita immediata dall'Europa" e Ruggeri ammise che era "una decisione politica che nessuna Corte Costituzionale si assumerebbe mai". Come non ripensare alla famosa sentenza della Corte Costituzionale n°183 del 1973, a quell’ultima frase che rimarca con forza l’inammissibilità di eventuali disposizioni comunitarie in contrasto coi principi costituzionali.

"Occorre, d'altro canto, ricordare che la competenza normativa degli organi della C.E.E. è prevista dall'art. 189 del Trattato di Roma limitatamente a materie concernenti i rapporti economici, ossia a materie in ordine alle quali la nostra Costituzione stabilisce bensì la riserva di legge o il rinvio alla legge, ma le precise e puntuali disposizioni del Trattato forniscono sicura garanzia, talché appare difficile configurare anche in astratto l'ipotesi che un regolamento comunitario possa incidere in materia di rapporti civili, etico-sociali, politici, con disposizioni contrastanti con la Costituzione italiana. È appena il caso di aggiungere che in base all'art. 11 della Costituzione sono state consentite limitazioni di sovranità unicamente per il conseguimento delle finalità ivi indicate; e deve quindi escludersi che siffatte limitazioni, concretamente puntualizzate nel Trattato di Roma - sottoscritto da Paesi i cui ordinamenti si ispirano ai principi dello Stato di diritto e garantiscono le libertà essenziali dei cittadini -, possano comunque comportare per gli organi della C.E.E. un inammissibile potere di violare i principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, o i diritti inalienabili della persona umana. Ed è ovvio che qualora dovesse mai darsi all'art. 189 una sì aberrante interpretazione, in tale ipotesi sarebbe sempre assicurata la garanzia del sindacato giurisdizionale di questa Corte sulla perdurante compatibilità del Trattato con i predetti principi fondamentali."

  Che dire poi dell'attività normativa delle corti, anomala per il nostro sistema giuridico di cui ha ampiamente trattato Massimo Luciani (Costituzionalismo Polemico vs Irenico)i ma tanto caldamente raccomandata dalla onnipresente Commissione di Venezia per cambiare le Carte Costituzionali troppo di ostacolo al "nuovo che avanza", troppo "democratiche", troppo "socialiste"?


COMMISSIONE DI VENEZIA

Dallo Studio richiesto dal Consiglio Europeo su come modificare le costituzioni nazionali:

109. La modifica formale non è la sola forma di modifica costituzionale e in alcuni sistemi non è nemmeno la più importante. Lasciando da parte gli atti rivoluzionari o illegali, le due vie alternative più importanti per una modifica legittima sono attraverso l'interpretazione giuridica e attraverso lo sviluppo di consuetudini/convenzioni non scritte che integrino o contraddicano il testo scritto. Come ciò avvenga in un sistema costituzionale influenza la necessità di una modifica formale.

12. La commissione di Venezia ha ripetutamente accolto e promosso il modello delle corti costituzionali che è ora diffuso in Europa. E' un modello che è in generale favorevole all'interpretazione giuridica costituzionale. Queste corti possono in modo legittimo contribuire a sviluppare il loro sistema costituzionale nazionale.

Tuttavia, la Commissione di Venezia ritiene che per modifiche costituzionali maggiori, una procedura politica deliberativa e democratica sia chiaramente preferibile ad un approccio puramente giuridico.

 Oggi ci sono costituzionalisti che si stracciano - giustamente - le vesti per combattere la riforma del Senato (indegna) e la legge elettorale Italicum. Vorrei recuperare con loro un percorso di memoria condiviso, per capire se tutto questo arriva da Marte o se era forse prevedibile, soprattutto prima di arrivare alla modifica dell'articolo 81 e quella surreale degli articoli 117 (*) e 119 (**) già quando abbiamo visto cadere inermi sul campo l'articolo 41, per non parlare degli articoli 1, 3, 4, etc... etc...

Con l'integrazione al progetto politico europeo, che prevedeva chiaramente delle cessioni di sovranità e la sentenza citata prima della ECJ era stata chiarissima in tal senso (***) e l'adesione ad una forma politica nuova, la pressione sul sigillo della nostra Carta Costituzionale - l'articolo 139 - è diventata forse intollerabile fino alla rottura definitiva e conseguente sfilamento progressivo di ogni singolo pezzo. Vorrei qui ricordare le parole, sempre drammaticamente profetiche, di uno dei nostri massimi Padri Costituenti, Piero Calamandrei:

Dunque, la forma repubblicana non si potrà cambiare: è eterna, è immutabile. Che cosa vuol dire questa che può parere una ingenuità illuministica in urto colle incognite della storia futura? Vuol dire semplicemente questo: che, se domani l'Assemblea nazionale nella sua maggioranza, magari nella sua unanimità, abolisse la forma repubblicana, la Costituzione non sarebbe semplicemente modificata, ma sarebbe distrutta; si ritornerebbe, cioè, allo stato di fatto, allo stato meramente politico in cui le forze politiche sarebbero di nuovo in libertà senza avere più nessuna costrizione di carattere legalitario”

Cioè la situazione attuale, perfettamente descritta.

  * 117 "La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali"

**119 "Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea"

*** Costa vs Enel 1964 "By creating a Community of unlimited duration, having its own institutions, its own personality, its own legal capacity and, more particulary, REAL POWERS stemming from a limitation of Sovereignty or a TRANSFER OF POWERS from the States to the Community"

Il termine trasferimento non ha bisogno di ulteriori commenti.

  1. La BCE

Infine abbiamo la BCE...l'unica Banca Centrale al mondo che non abbia dietro di sé un'autorità fiscale.

Una cosa mai vista, per un semplicissimo motivo: non funzionano così i sistemi monetari.

E’ il parto mentale di un illetterato economico.


La politica monetaria non funziona! Non ha effetto sulla crescita economica. Il taglio dei tassi e il Quantative Easing non fanno ripartire il credito bancario. Non è una questione di tempo.

Sono 20 ANNI che il Giappone lo fa, senza risultati.


W. Mosler “'Free competition' as commonly expressed is often inapplicable as the currency itself is necessarily a (public) monopoly” La libera competizione come viene comunemente chiamata è spesso inapplicabile dal momento che la valuta è di per sé stessa un monopolio pubblico.

La BCE è stata creata per la gestione del sistema dei pagamenti, impostare i tassi overnight e intervenire sui mercati valutari. La maggior parte delle funzioni e responsabilità fiscali di governo rimangono a livello nazionale, non essendo state trasferite al nuovo livello federale (che non c’è). Welfare - sanità e pensioni – sono a carico dei governi nazionali.

La direttiva che vieta l’intervento statale nell’economia compromette in modo evidente e prevedibile due funzioni: la compensazione della disoccupazione e la garanzia sui depositi bancari. Questo fu scritto da Warren Mosler ancora nel 2001 e Jan Kregel ancora nel 1999.

Il problema di finanziare la spesa pubblica non deriva dai soli limiti imposti dai trattati, ma dal funzionamento del mercato stesso, che comprende perfettamente che uno stato privato della capacità di emettere moneta è a rischio default. Se anche uno stato volesse sforare i limiti, non rispettare le regole come alcuni suggeriscono, i compratori esigerebbero costi aggiuntivi molto elevati (Kelton 2003 Fiscal Competition and the Rationing of Credit). Draghi, che conosce questo meccanismo alla perfezione, nel suo tentativo di salvare il progetto euro, ha infatti iniziato a comprare i titoli di stato sul mercato secondario, ma è pur sempre un modo indiretto e comunque molto discrezionale ( per non dire di parte, ma incredibilmente compatibile con la dottrina dell'Indipendenza!). La BCE ha la massima autonomia decisionale su quando e quanti titoli comprare di uno Stato. L’abbiamo visto con la Grecia. Una forma di ricatto terribile e a quanto pare, legittimo.

Ecco le parole di Yves Mersch membro del Consiglio della Banca Centrale Europea:

“A currency beyond the nation-state: The euro and its institutional challenges ahead”, Dinner speech by Yves Mersch, Member of the Executive Board of the ECB 16 Nov. 2015

“Solo una interpretazione “radicalista” dell’identità costituzionale indicherebbe che le competenze non possono essere trasferite ad un’altra “entità”; senza violare la potestà originaria del popolo. Questa interpretazione è basata sulla credenza antiquata che gli stati nazionali sono il luogo esclusivo della legittimità”

4. Modifiche? Quali modifiche?

Per la modifica dei Trattati serve l'unanimità. Cosa praticamente impossibile ora con 28 membri. A conferma di questo fatto, negli ultimi anni si è ricorsi a strumenti di diritto internazionale, cioè esterni al diritto europeo, per aggirare questo ostacolo e governare le criticità più urgenti velocemente (ESFS, Fiscal Compact e ESM). L'integrazione europea procede sempre in conseguenza a shock economici e si muove lungo le linee di struttura. Si creano nuovi organismi autonomi e autoreferenziali che vengono "affiancati" o "innestati" sull'impalcatura esistente.

Chi parla di Stati Uniti d'Europa ignora colpevolmente il problema della struttura già in essere e ben cristallizzata. Va comunque prima distrutta questa e rifatta dalle fondamenta per arrivare ad un vero federalismo.

Per modificare parte dei contenuti dei Trattati (qualche parametro), le istituzioni nazionali e i partiti non servono assolutamente a nulla. Ripensiamo a quale era il ruolo del Partito nella forma pienamente repubblicana: era l'istituzione prevista per la partecipazione democratica dei cittadini, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art.49) nel luogo dove veniva prodotta, il Parlamento. Oggi i Parlamenti Nazionali decidono sui diritti dei pesci rossi e basta. E quello Europeo, dove i Partiti possono mandare i loro rappresentati, ha ancora meno potere. Se non vi torna questo discorso, rileggete lo schema sulle competenze esclusive, concorrenti e sussidiarie.

Peggio ancora, un partito che nasca oggi con l'idea di voler modificare i contenuti senza contestare l'intero impianto ed eventualmente proporsi come forza di governo per riportare la sovranità costituzionale ed economica allo Stato, alla nostra Repubblica, deve necessariamente adattarsi al sistema. Potrà cercare di limitare i danni (riuscirci, all’evidenza dei fatti, è un’aspettativa poco realistica), ma si pone nella condizione di dover scegliere se sparare prima ai giovani, ai pensionati o ai malati, valutando su parametri economici la sacrificabilità dell’una rispetto all’altra categoria, ed in coscienza tutto questo è intollerabile e mostruoso.

Non c'è mezzo democratico in senso stretto per modificare i trattati, perché la struttura non è democratica. La modifica è possibile, ma passa necessariamente da altre logiche, legate ai rapporti di forza costituiti e determinati da gruppi di potere specifici.

Gret Haller, Commissione di Venezia                                                                                                                  "Quando andiamo a considerare il concetto di "governance democratica", chiediamoci perché non usiamo semplicemente il termine "democrazia". In altre parole, qual'é la differenza tra governance democratica e democrazia? Abbiamo visto come differenti attori hanno utilizzato il termine governance per evitare di usare quello di governo perché avrebbe sollevato complicate questioni sullo stato o sulla sovranità di uno stato membro. Il concetto di governo è legato alla sovranità dello stato, e negli stati democratici, con la sovranità del popolo. Se la governance è un tipo di "governo senza sovranità", non può mai essere associato con la sovranità del popolo. Dobbiamo essere sospettosi dell'apposizione dell'aggettivo "democratico" al concetto di governance."

Quello che resta da fare ai sostenitori del "sogno europeo" per concorrere alla formazione di politiche comunitarie più "umane e sociali" è questo:

Il concetto di partecipazione nell'Unione Europea, Prof.ssa Nadia Maccabini

"la Commissione europea, nel Libro Bianco sulla governance, assegna un ruolo pressoché trascurabile ai Parlamenti nazionali. Al più concedere, li considera quali coadiutori, volti a favorire l’efficacia delle politiche europee sia attraverso il controllo sulla loro corretta implementazione-esecuzione all’interno dell’ordinamento nazionale che attraverso la formazione di una coscienza europea nell’opinione pubblica di riferimento La conseguente perdita in termini di democrazia rappresentativa sembra poter essere adeguatamente compensata, seguendo l’argomentare della Commissione europea, attraverso l’apertura e la partecipazione dei soggetti interessati: «democracy depends on people being able to take part in public debate. " 

Vogliono influire sulla Governace, lì dove veramente vengono elaborate le direttive di governo?

A Bruxelles funziona il lobbismo. La Governance è una modalità di governo aperta, inclusiva e accogliente, ammette cioè un numero e delle tipologie di attori molto più estesi di quelli tipici della democrazia rappresentativa. Associazioni di attivisti per i diritti civili, di consumatori, di utenti bancari, ong e movimenti ambientalisti, tutti insieme appassionatamente possono portare le loro specifiche istanze alla Commissione. La UE promuove il rapporto diretto con loro e le ascolta. Il grado di influenza dipende dal grado di risorse finanziarie che si riesce a smuovere, non di voti, quelli non contano, se ancora non fosse chiaro.

Dal rapporto “Sul ruolo degli attori extra-istituzionali” redatto dalla solita Commissione di Venezia:

La definizione di lobbista o “attore extra-istituzionale” viene assegnata a tutti i gruppi di interesse, senza alcuna distinzione tra interesse privato o interesse pubblico,  e quindi sono lobbisti le Corporations, i sindacati e le organizzazioni non governative (ngo e società civile). Cioè sono equiparati e protetti allo stesso modo dall’articolo 10 / 11 della carta dei diritti Europea ECHR.

"L’attività di Lobbying è una parte centrale e legittima del processo democratico. Sebbene il termine sia stato spesso associato a connotazione negativa, il lavoro dei lobbisti è essenziale. Tali attori sono impegnati a dare input, feedback al sistema politico, quindi di aiuto a sviluppare nuove politiche”

Le attività di lobbying sono, fra le altre, manifestazioni di pluralismo. La Corte ha ripetutamente affermato che “ non c’è democrazia senza pluralismo”. Pluralismo che, in questo contesto, non si riferisce solo alla tolleranza e alla libera interazione di una pluralità di opinioni, tendenze politiche e interessi. Implica anche un processo politico che assicuri, insieme alla guida della maggioranza, un “trattamento giusto e adeguato delle minoranze” – un termine che la Corte sembra adottare nel suo senso più ampio – e di evitare ogni abuso di posizione dominante”

 Ma c’è un fatto di cui essere pienamente consapevoli: la frantumazione della cittadinanza in categorie di interessi specifici e la partecipazione selettiva sono la fine della rappresentanza della collettività nazionale, che perde di fatto ogni collegamento con i luoghi del “potere”. Il cittadino più debole, non associato, non rappresentato perché non rappresenta l'interesse di nessuna categoria (in questa forma non esiste più lo Stato) è destinato ad essere lasciato solo. Completamente.

L’interesse pubblico, nel senso più ampio del termine, finisce. Si passa al mercato dei diritti

Alla fine dei conti, il problema sembra sia sempre la forma, il disegno. Con queste modalità e questo tipo di struttura è quasi impossibile che si riesca ad ottenere un consistente cambio di contenuti. Prevarranno alcuni interessi, magari anche positivi, ma di fatto la sostanza vera non cambia.

5. se il disegno è venuto male, si butta

Significa prendere l'intero disegno dell'Unione Europea e stracciarlo. Le relazioni disfunzionali vanno recise, necessariamente. Vivere di sogni, speranze, illusioni e altre amenità, porta all'alienazione dalla realtà e paradossalmente incatena all'infelicità vera.

Il percorso non è semplice, va affidato a politici competenti e capaci. Ma è meno tragico di quel che si pensa. I famosi "mercati" non sono sempre "razionali", ma hanno buon senso e di fatto sono mesi che chiedono chiarezza e un'uscita dall'eurozona dei paesi in sofferenza con cui non si fa più businnes da un pezzo!



 I disegni venuti male si possono gettare, le vite umane no.

Che rimedio per le centinaia di disperati morti sulla via delle buone intenzioni? Non è un abominio, questo? Le persone non sono sacrificabili per l'ideale di qualcun altro, miserabile e materialistico come gli effetti che produce. Si combatte per gli ideali che portano ad un vero progresso per la civiltà umana tutta



Note

iMassimo Luciani, Costituzionalismo Irenico e Costituzionalismo Polemico

“La dottrina del costituzionalismo multilivello svaluta i testi normativi ed esalta eccessivamente l’opera delle Corti. Questa operazione possiede un’evidente coloritura aristocratica ed esprime l’antico pregiudizio antiparlamentare e antilegislativo radicato in tanta parte della cultura giuridica europea: svalutare la significatività della decisione politica democratica racchiusa nello stabilimento di una Costituzione (e anche, nei limiti della Costituzione, nell’adozione di una legge) e ridurre i diritti all’oggetto di un accertamento giudiziale delle correnti profonde della società equivale a consegnare al ceto dei giudici il governo dei diritti, sottraendolo alle istanze decisionali democratiche. In ordinamenti come quello italiano, la decisione sui diritti e sui doveri è concepita come una decisione politica che non può essere affidata ai giudici. Nello Stato costituzionale di diritto, i giudici svolgono un’opera essenziale di protezione dei diritti fondamentali, ma questa non può sovrapporsi all’azione degli organi politici e trasformarsi in opera di creazione di quei diritti. E’ dunque particolarmente grave che il costituzionalismo multilivello esalti acriticamente l’opera della giurisdizione Si racconta, in genere, che lo Stato costituzionale di diritto non sarebbe altro che la naturale evoluzione dello Stato di diritto, sicché la legalità costituzionale (radicata nel primato della Costituzione) non sarebbe altro che il pacifico svolgimento della legalità legale. Non e cosi. L’avvento dello Stato costituzionale di diritto passa per la crisi della (centralità della) legge, ed è solo l’accettazione di quella crisi che consente l’introduzione del controllo di costituzionalità sulle fonti normative primarie.”





  


  

Commenti

Post popolari in questo blog

OLTRE

Wilderness, le nuove “enclosures”

Perché un blog