MMT e Socialismo (2021)

 



Le domande che seguono mi erano state poste da Francesco Barbommel, e l’intervista avrebbe dovuto essere pubblicata su una rivista Socialista. Non sono riuscita a rispondere a tutte le domande, avendo anche un periodo familiare difficile. Qualche riflessione su alcune l’ho buttata giù, ma alla fine non l'ho finita e comunque ho deciso di non inviarla. La riporto qui, sul mio blog, perché può essere utile a chi è interessato a MMT. 

  1. Lei è una delle più importanti attiviste associate alla MMT in Italia. Questa teoria economica la vedo spesso associata al populismo di sinistra o a quel riformismo di lotta che ha scandito i tempi della sinistra anglosassone negli ultimi anni. Che rapporto c’è tra questa teoria economica e il progetto politico di un nuovo socialismo?

Prima di tutto ci tengo a precisare che io non sono un’economista. Conosco bene la teoria e collaboro con gli accademici MMT dal 2011. Ho curato l’ultimo libro di Randall Wray pubblicato a gennaio di quest’anno da Elsevier “A Great Leap Forward: Heterodox Economic Policy for the 21st Century”. La MMT in Italia viene divulgata da pochi ma validi attivisti, tuttavia viene spesso recepita in modo distorto. Il problema principale è che gli economisti di questa scuola di pensiero sono tutti stranieri e sebbene siano sempre molto disponibili a partecipare ad incontri nel nostro paese, e a rispondere ad eventuali domande, al confronto diretto si preferisce argomentare sul “sentito dire” anche su testate giornalistiche di un certo rilievo, come il Sole 24ore, o nella blogsfera. Questo finisce col dare una rappresentazione caricaturale di questa teoria, che davvero non merita. Per esperienza, la maggior parte di chi la critica non l’ha letta, si vede dalle critiche che muove. Paradossalmente anche alcuni che la promuovono non l’hanno letta con attenzione, si vede da cosa amano di MMT, generalmente la parte descrittiva, che è la realtà del funzionamento dei sistemi monetari moderni, non la teoria completa. Gli errori interpretativi sono numerosissimi. Negli Stati Uniti sono gli accademici stessi che la divulgano e sono parte attiva della politica del paese, come Stephanie Kelton, che è stata a capo della commissione di bilancio del Senato e advisor di Bernie Sanders per anni, come anche Randall Wray e Pavlina Tcherneva. Possono rispondere immediatamente alla critiche, pubblicando articoli sulle principali testate giornalistiche quali il New York Times, il Washington Post, Bloomberg, The Hill.

Nel Regno Unito è intervenuto più volte Bill Mitchell con numerosi incontri al Labour Party, e ci sono attivisti politici e un parlamentare Chris Williamson che si rifanno a MMT ma è un fenomeno di proporzioni ridotte rispetto agli USA. In entrambe le nazioni, la connessione con la sinistra progressista e il socialismo democratico sono quasi automatiche. In Italia no. E’ più facile che sia associata alla destra. Mi sono chiesta spesso perché questo sia accaduto e mi sono data una spiegazione piuttosto verosimile, ma per esporla mi ci vorrebbe un articolo dedicato. In Italia certa destra è conservatrice, e da noi “conservare” significa tornare ad un paese che aveva economia mista e un ruolo dello Stato importante.

Il socialismo italiano, quello che è rimasto, l’ha snobbata, il che è francamente incomprensibile. Viene spesso derubricata ad “americanata”, inconsapevole delle dinamiche di classe e dei rapporti capitale-lavoro, che è una sciocchezza totale, oppure di promuovere una politica di destra economica. Non dico che MMT sia totalmente incompatibile con una politica economica di destra, Wray aveva evidenziato alcuni punti in comune addirittura con l’economia austriaca, e un governo “minimo”, ma certamente sarebbe rischioso usarla da destra. L’applicazione della parte prescrittiva di MMT – il job guarantee, la regolamentazione del settore finanziario tutto, il tasso permanente a zero - inevitabilmente porterebbe ad una svolta a sinistra per via delle modifiche istituzionali nei rapporti di forza capitale-lavoro e Stato-Mercato che queste politiche comportano in modo inequivocabile. La piena occupazione garantita a salario di dignità, non di sussistenza (che MMT proponga lo schiavismo di Stato è un’accusa ridicola, basta leggere le proposte scritte dagli accademici, parlano di $15h + assicurazione sanitaria & benefit, qui intervista di Bloomberg a Pavlina minuto 4:05 ), è qualcosa che difficilmente la destra politica potrebbe accettare e ne spiegava molto bene le motivazioni ancora Kalecki. Il Capitale perde il potere disciplinante. Spesso vedo piccoli imprenditori e partita IVA invocare MMT come se fosse Keynesiana nella gestione della domanda aggregata, con ingenti stimoli e vagonate di soldi al privato, mentre non lo è affatto, anzi, si oppone fermamente a questo tipo di politica economica e per il fallimento di mercato non prevede alcun salvataggio, ma offre un impiego pubblico alternativo. Cioè non è “conservativa” ma tende a preferire una ristrutturazione del sistema, sia da parte del settore privato, se e per quanto è in grado di farlo, sia da parte del settore pubblico, qualora intervengano condizioni per le quali l’intervento dello Stato è fondamentale e imprescindibile, come potrebbe essere il passaggio ad un’economia green. Inoltre, se è vero che potrebbe portare ad una diminuzione delle tasse relative al lavoro e a beni e servizi, con un aumento considerevole di quelle relative ai grandi patrimoni e alla rendita, questa diminuzione non sarebbe mai generica, ma secondo il principio Tax Bad not Good, per cui alcune attività potrebbero anche ricadere fuori dal “buono” e subire aumenti, il parametro di riferimento è l’utilità sociale! E alza il livello delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro subordinato senza possibilità di appello. Chi non può assicurare quello standard, esce dal business. Punto.

Veniamo ai financial advisors. MMT dichiara apertamente che il mercato finanziario è ipertrofico rispetto alle necessità dell’economia reale, aumenta l’instabilità e alimenta boom che finiscono in crash. Va limitato, regolamentato e ridotto ai minimi termini. La gestione privata del risparmio deve sparire. I risparmi vanno messi in fondi pensione Statali o titoli di stato, cioè i soldi non spesi devono tornare a casa: date a Cesare quel che è di Cesare. Questo è risaputo. Cosa diamine spinga il mondo finanziario a supportare MMT solo Dio lo sa!

Nel mondo anglosassone i socialisti democratici hanno visto le potenzialità di questa teoria per una trasformazione in senso progressista della società e dell’economia. Ritengo che questa scelta sia perfettamente coerente e illuminata, perché MMT porta ad una solida consapevolezza del funzionamento dei sistemi monetari moderni, e questo permette di uscire dalla logica di mercato, ponendo come fine non il profitto, ma l’interesse collettivo, con proposte straordinariamente coraggiose e innovative come il lavoro garantito e il Green New Deal.

La MMT permette di ampliare il settore pubblico e il controllo su quello privato, soprattutto nei settori strategici. E questo per un motivo semplice, lo Stato dotato di piena sovranità monetaria (valuta propria, cambio flessibile e niente debito in valuta estera) non ha limiti finanziari alla spesa pubblica. Il limite è dato dalle risorse reali, forza lavoro e risorse naturali, competenze. E’ evidente che i paesi con tasso di disoccupazione a due cifre, hanno vissuto molto al di sotto dei loro mezzi ed è necessario finanziare il loro utilizzo, la loro messa in opera. Ciò che lo Stato finanzia non è necessario che abbia un valore di mercato, ma che abbia un valore sociale ed economico. Economico e di mercato non sono sinonimi. C’è tantissima economia che può essere fuori mercato.

Lo Stato non ha bisogno di fare profitto, una gestione aziendalista della cosa pubblica non ha senso. Nemmeno deve fare pareggio di bilancio per scelta politica. La spesa dello Stato non è mai in perdita nemmeno se contabilmente risulta in deficit, perché la moneta non è scarsa, la moneta, lo Stato, la crea e non gli costa nulla, è sua. E’ il mercato che è un utilizzatore della moneta di Stato. Il mercato ha bisogno dello Stato per esistere e avere la moneta, lo Stato potrebbe anche fare a meno del Mercato.

Come ricorda Wray nel suo libro “Money and Credit in Capitalist Economies - The Endogenous Money Approach” (Edward Elgar Publishing 1990), fu lo Stato a creare il mercato, e non fu facile. Le resistenze erano fortiIn realtà la moneta fu creata dalla relazione creditore-debitore (che richiede l’esistenza di proprietà private), ma il mercato si sviluppò con grande difficoltà e generalmente solo con il supporto del governo”.

Ma anche Polany affermava che i mercati si erano sviluppati tramite l’intervento diretto del governo e Heinsohn and Steiger [1989, 193] scrivevano “il mercato non è un luogo di baratto…ma un luogo dove guadagnare i mezzi per saldare i debiti

L’apparato Statale ha inventato la tassazione, le tasse, le multe, etc.. che sono il mezzo con cui lo Stato fa lavorare le persone per la res pubblica: la tassazione e di conseguenza la moneta come mezzo di estinzione del debito, nascono per ottenere beni e servizi dal settore “privato”.

Da questa comprensione della tassazione all’interno del sistema economico, derivano alcune indicazioni di MMT che sono coerenti con un sistema socialista: le tasse non finanziano la spesa pubblica. Prima lo Stato spende, poi tassa. Nessun socialista contemporaneo può convalidare teorie economiche che affermano che la fattibilità di politiche sociali dipende dalle patrimoniali sui ricchi. Non solo è errato dal punto di vista macroeconomico, ma contiene un paradosso inconciliabile col Socialismo, che sembra non vedere nessuno (ed è gravissimo). Il paradosso è che lo Stato, anche volendo, non può cancellare l’esistenza di una classe opulenta, non può impedirle di accumulare ricchezza, perché è il bacino a cui attinge per fare la redistribuzione.

La MMT considera un obiettivo irrinunciabile l’abbattimento delle disuguaglianze, ma parte, come sempre, dalle cause e non dagli effetti. Propone la pre-distribuzione, cioè politiche economiche che impediscano l’afflusso sconsiderato di ricchezza finanziaria in soggetti privati, e certo, propongono anche la tassazione, feroce, ma è molto più complicato riprendersi indietro i soldi, piuttosto che non farglieli avere. E in più non costringono milioni di persone ad aspettare le tasse per avere stato sociale, lavoro e dignità.

Lo Stato non ha bisogno dei ricchi, non ha bisogno del mercato per avere moneta, la moneta è sua. E’ il mercato che ha bisogno della moneta dello Stato. Per parafrasare la Thatcher, non esiste una cosa come la moneta dei pagatori di tasse, taxpayers money, esiste solo la moneta dello Stato, con cui è possibile poi pagare le tasse.

Girano critiche demenziali secondo cui la MMT sarebbe applicabile solo per USA, quando ci sono economisti, in particolare Fadhel Kaboub e Matew Fortstaer che da anni promuovo la MMT nelle nazioni in via di sviluppo, le più deboli e vulnerabili al mondo. Qui

Personalmente ho sempre visto in MMT quell’economia nuova di cui parlavano i nostri Padri Costituenti (Laconi, seduta in Assemblea Costituente del 05/03/ 1946). Quella teoria che ci permette di realizzare la Costituzione Repubblicana nei suoi articoli più importanti come il terzo e il quarto, ma anche tutto il titolo terzo, tra cui l’articolo 41.

Marx disse che quando il tasso d'interesse sarebbe crollato a zero il capitalismo sarebbe finito. Di tutte le teorie economiche, solo MMT promuove il tasso a zero, ed esplicitamente per evitare di alimentare la rendita.

  1. In che modo ci consente la MMT di criticare il pensiero neoclassico, in particolar modo la questione del debito pubblico che tanto attanaglia il nostro paese?

Già dopo i salvataggi bancari compiuti dalla FED nel 2009, e ancora di più oggi, con gli interventi massicci di tutte le Banche Centrali del mondo per far fronte alla crisi innescata dal Covid-19, il dogma del debito pubblico è definitivamente crollato. I paesi che hanno una propria banca centrale non finiscono i soldi. E’ l’evidenza empirica a dircelo, nel caso non bastassero le dichiarazioni delle Banche centrali stesse tra cui la Bank of England nel 2014. Il debito pubblico non è come il debito privato, lo Stato non è un’azienda. Piuttosto le principali critiche che vengono sollevate a MMT sono su quale sarebbe la giusta quantità di deficit, che potremmo definire con la classica domanda “quand’è che basta?”, sul fatto che la spesa pubblica alzerebbe il tasso d’interesse e spiazzerebbe l’investimento privato, entrambe derivate dall’adozione acritica del modello IS-LM . Alla prima MMT risponde in estrema sintesi, finché c’è disoccupazione e non si raggiunge la piena capacità produttiva e l’utilizzo di tutte le risorse disponibili. La soglia potrebbe essere l’insorgenza d’inflazione, ma è necessario ricordare che per MMT l’inflazione va contrastata prima, regolando il mercato finanziario, evitando di portare investimenti in settori già avanzati, prestando attenzione ai colli di bottiglia. La MMT non dice nemmeno che bisogna sempre spendere in deficit, il deficit è un risultato di bilancio che si vede a consuntivo, dice che si deve utilizzare la spesa pubblica principalmente per un programma di lavoro garantito, per investimenti in ricerca e sviluppo, per il welfare. Sicuramente non dice mai che lo Stato deve spendere per stimolare la domanda aggregata in modo generale, magari con sussidi alle imprese o all’attività privata in genere. Per cui non capisco l’entusiasmo che in Italia genera tra piccoli e medi imprenditori, che temo abbiano aspettative fuorvianti: con MMT non vedrebbero lo straccio di un bonus. Come non capisco l’entusiasmo degli operatori finanziari, dal momento che MMT considera il mercato finanziario dannoso e parassitario rispetto all’economia reale. Credo dipenda molto da come è stata divulgata.

  1. Recentemente ha riportato a galla il dibattito sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Può dirci il legame che sussiste tra questo tema e la MMT?

Per MMT si possono operare tutte le destrutturazioni del mercato che si ritengono opportune e desiderabili, ma devono essere fatte in condizioni di sicurezza per i lavoratori e l’economia. Il presupposto è dunque che l’economia sia in piena occupazione e ci sia la garanzia dello Stato erogata tramite programmi di lavoro permanenti a livello locale. La piena occupazione garantisce una domanda ampia e stabile, capace di sostenere la maggior parte dell’attività economica privata sana. La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, come anche la riconversione dell’economia, potrebbero avere come effetto la chiusura di alcune attività private, settori che vanno semplicemente smantellati. Qui una mia relazione sul tema

  1. Quali sono le contraddizioni principali dell’UE e ritiene sia necessario per il nostro paese uscirne quanto prima, anche alle luce della crisi economica provocata dalla pandemia?

La UE è una governance sovrannazionale e multilivello in cui non è possibile esercitare un controllo democratico sulle funzioni fondamentali che sono state cedute dagli Stati Nazionali. La sovranità monetaria, ma anche la politica fiscale – che sulla carta è rimasta agli Stati, ma di fatto è limitata dai vincoli di bilancio e dalla speculazione dei mercati di capitale (spread) - e la capacità di esercitare un controllo sul mercato. L’adesione al quadro normativo istitutivo del mercato unico ci impone un metodo di governo tecnocratico, basato su parametri tipicamente neoliberisti e decisioni prese fuori dai luoghi della politica rappresentativa (come il Parlamento Europeo e i Parlamenti Nazionali). La MMT ha un approccio istituzionalista, secondo il quale i problemi economici sono problemi essenzialmente al livello delle istituzioni. Fin dal progetto dell’Unione Monetaria avevano visto e denunciato i gravi difetti della costruzione europea, in particolare nel ruolo della Banca Centrale che non è garante del debito pubblico e non è prestatore di ultima istanza del settore Bancario, né ha il mandato alla piena occupazione, ma solo al controllo dell’inflazione. In periodi di crescita e fiducia, l’impianto avrebbe retto, ma sarebbe saltato non appena messo alla prova. Ancora nel maggio del 2001, in un articolo di una precisione che fa venire i brividi e di cui consiglio la lettura ( Rites of Passage), Warren Mosler aveva previsto che l’Unione sarebbe entrata in crisi a causa di una recessione improvvisa, o ancora più verosimilmente, di un collasso del sistema bancario. Si è verificato nel 2009. Esattamente nel modo descritto. Gli accademici MMT sono per la maggior parte favorevoli ad una modifica delle istituzioni europee, purché si riparino gli errori strutturali e si permetta alla Banca Centrale di garantire il tasso per tutti i titoli di Stato. Per molti di loro, che sono di cultura americana, non è chiaro l’insormontabile vincolo politico a raggiungere un simile accordo. Credo che la sentenza della Corte Costituzionale Europea abbia messo la pietra tombale sopra ogni tentativo di poter cambiare il funzionamento dell’Unione.

  1. A parer mio, con la MMT si cerca di voler resuscitare le politiche Keynesiane del trentennio glorioso. Però già Keynes avvertì che le sue ricette erano valide solo per un determinato lasso di tempo, poi sarebbero sorti problemi nuovi che richiedono soluzioni nuove. Non penso sia una soluzione riproporre politiche adatte ad una precedente fase di espansione del capitalismo e già lo si era visto negli anni ‘70, prima della vittoria del neoliberismo. Basti pensare agli inutili interventi di Wilson nel ‘76 e Moro nel ‘77 e parliamo di una congiuntura storica in cui la spesa pubblica era pari a metà del Pil degli USA e dava lavoro al 40% della forza-lavoro francese. Ritiene che sia ancora possibile tornare a Keynes?

La MMT non ha molto a che fare con le politiche del trentennio glorioso perché quelle non avevano molto a che fare con Keynes! Wray scrisse: “Nel 1966 l’economista Fagg Foster si chiedeva se quella fosse l’età di Keynes. Non ne era sicuro. Riteneva che la maggior parte dei seguaci di Keynes avessero mal interpretato la teoria Keynesiana in modo importante. E infatti quando un decennio dopo l’economia così detta “keynesiana” fu nel caos a causa di un apparente fallimento della politica di “aggiustamento” dell’economia (politica del fine-tuning). La stagflazione della fine degli anni ’70 assestò il colpo finale e alimentò l’ascesa di approcci sempre più strampalati quali le Aspettative Razionali, la Teoria del Ciclo Economico Reale, l’Ipotesi dei Mercati Efficienti e quindi ai DSGE con un singolo agente che rappresenta l’intera economia. In verità, anche nei tempi d’oro del Keynesismo, la politica economica era diretta a stimolare la fiducia degli imprenditori – esattamente ciò che Keynes raccomandava di non fare – con tagli alle tasse dal lato dell’offerta e una cornucopia di sussidi, sia palesi che occulti, ai capitani d’industria.” Si, è possibile tornare a Keynes, anzi, è necessario più che mai.

  1. Un aspetto che contesto in particolare alla MMT è il suo partire dal denaro e non dalla merce nell’analizzare il capitalismo. Di conseguenza, vorrei chiedere la sua posizione in merito alla teoria del valore-lavoro di Marx.

Marx analizza il funzionamento dell’economia capitalista e sebbene fosse consapevole della natura della moneta, come si evince da alcuni passaggi, ha preferito concentrarsi sulla spiegazione delle dinamiche materiali, dei rapporti sociali di produzione del tempo, che era in un regime monetario di Gold Standard e questo è un aspetto da tenere in considerazione.

La MMT al contrario parte prima, analizza il funzionamento delle economie monetarie, fin dall’alba della loro origine, pienamente consapevole che l’utilizzo di unità di conto e di una imposizione debitoria sul popolo, da cui deriva la nascita della moneta, ha permesso l’ascesa della società divisa in classi. Su questo consiglio la lettura del WP832The Rise of Money and Class Society” di Randall Wray e Alla Semenova, soprattutto a tutti quelli che dicono che gli accademici MMT non capiscono i rapporti di forza e le dinamiche di potere all’interno della società.  

L’economia capitalista – intesa come massimizzazione del profitto monetario - è figlia dell’economia monetaria, ma l’economia monetaria non è necessariamente capitalista e infatti esiste da almeno 5000 anni e nemmeno ha bisogno di un mercato, che di fatto è nato successivamente. E nemmeno il suo valore dipende da esso, come scriveva ancora Aristotele “la moneta è chiamata nomisma perché non esiste per natura ma per nome, è accettata per accordo. E’ in nostro potere la facoltà di cambiare il valore della moneta e renderla inutile, senza riguardo al suo valore d’uso corrente” (Michael Hudson “Origins of Money and Interest: Palatial Credit, not Barter” 2017)

Motivo per il quale togliere la moneta è decisamente più complesso che superare il capitalismo, come faceva notare David Graeber “La moneta ha sempre rappresentato un problema particolare per i rivoluzionari e gli anti-capitalisti. Come sarà la moneta “dopo” la rivoluzione? Come funzionerà? Esisterà ancora? E’ difficile rispondere a questa domanda se non si sa effettivamente cosa sia la moneta. Proporre di eliminarla è assolutamente utopico e ingenuo”.

L’economia capitalista ha bisogno di due presupposti, che Marx identifica nella doppia libertà: i lavoratori devono essere liberi di vendere la loro forza lavoro e devono essere liberi/privi di mezzi di produzione. Nell’accumulazione originaria queste condizioni non sono state create dal Capitalismo, ma sono state generate dallo Stato. Mathew Forstater (cit. Taxation & Primitive Accumulation) afferma che in realtà sono ancora oggi e continuamente riprodotte dalle istituzioni pubbliche, arrivando ad un’affermazione molto forte, che è totalmente consistente con l’impianto teorico di MMT e ha una convergenza impressionante con l’analisi marxista: l’esistenza stessa delle relazioni di produzione capitaliste dipende dalle azioni dello Stato. Come?

La prima condizione si realizza con la tassazione che obbliga i lavoratori a vendersi per ottenere la moneta con cui pagare le imposte, cosa che Engel stesso aveva notato, quando analizzò il passaggio dall’economia di comunità nelle popolazioni Russe e Indiane a quella capitalista.

La seconda è l’esproprio dei mezzi di sussistenza. Marx riporta il caso delle “enclosures”, ma potremmo attualizzarlo con la privatizzazione di beni e proprietà con il ridimensionamento del settore pubblico, che rappresenta un impiego stabile e accessibile, in cui interi pezzi vengono gettati in pasto al capitale privato e alla logica del profitto.

MMT riconosce la causalità diretta tra tassazione dello Stato e disoccupazione, pertanto è lo Stato stesso che deve intervenire per garantire che tutti coloro che sono disoccupati abbiano un lavoro garantito, a salario dignità e con i mezzi di produzione pubblici.

In realtà entrambe le teorie legano in modo diretto la moneta alla forza lavoro, entrambe ritengono il lavoro la sola fonte di valore. Per MMT il valore della moneta è la quantità di lavoro socialmente necessario ad ottenere una unità di valuta. A differenza dei marxisti, per MMT quel valore non è determinato dal mercato, non corrisponde ad alcuna merce, ma è fissato dal monopolista della valuta, in modo diretto o indiretto, ed è garantito dalla tassazione. E’ il valore di scambio con altre valute che eventualmente fluttua, ma questo non può invalidare la capacità di uno Stato di acquistare tutto quello che è prezzato nella propria valuta, in particolare forza lavoro, produzione interna e risorse domestiche.

Qui Wray 

Qui Mitchell

  1. Sia la teoria marxiana del denaro che la MMT sono teorie endogene del denaro, rifiutano la teoria quantitativa del denaro come esposta da Milton Friedman. C’è un punto di divergenza essenziale, Marx descrive la funzione del denaro in un’economia capitalistica-mercantile, una determinata formazione sociale, non espone una teoria generale del denaro. Il denaro rende possibile lo scambio perché nasce dalla produzione mercantile, rappresentando il lavoro astratto socialmente necessario, ovvero valore. Al contrario, la MMT cerca di definire una teoria astorica del denaro. Non rischia, a parer suo, la MMT di ignorare il valore a favore del denaro come chiave per capire le relazioni sociali ed economiche?

La teoria del denaro in MMT è tutt’altro che astorica! E’ ben documentata da studi specifici di antropologi, giuristi, storici e perfino economisti (tocca specificare “perfino”, perché generalmente accettano la versione ridicola di Adam Smith sul baratto). Si parte dall’origine del denaro proprio perché altrimenti non è possibile capire le relazioni sociali di produzione e di potere. Il lavoro svolto da Wray di studio della moneta è importantissimo per MMT. E lo era anche per Keynes. E anche Marx aveva riconosciuto il ruolo dello Stato per porre i requisiti necessari all’accumulazione capitalistica. Credo che le relazioni sociali ed economiche siano molto evidenti se viste con la lente MMT, mentre, con quella utilizzata dai Marxisti, il rischio di concentrarsi totalmente sulle relazioni di mercato, ignorando quelle fuori mercato, è altissimo. Ed è il limite principale che contesto ai Marxisti. Per loro esistono solo rapporti di produzione, ed è un limite mentale oltre che politico, perché impedisce di pensare a modelli socio-economici nuovi. E’ gente triste, che alimenta sogni di conflitto al limite del sadismo sociale. Qualche anno fa ne ho sentito alcuni dire che l’aumento della sofferenza in quella fase economica era positivo e auspicabile, perché avrebbe attivato la capacità di antagonismo conflittuale della classe lavoratrice. Una posizione moralmente abietta, priva della compassione umana più elementare. E totalmente errata. Qui un bel pezzo di Mitchell in proposito.

La compassione che ho trovato negli economisti MMT è straordinaria e per nulla scontata. Raramente gli economisti dimostrano sensibilità e responsabilità sociale, vil razza dannata! Ancora nel 2013 dicevo che l'economia è una scienza sociale - troppa attenzione alla matematica e ai modelli lo ha fatto dimenticare - e agli economisti andrebbe imposto il giuramento di Ippocrate, Primum Non Nocere, perchè le loro ricette, esattamente come quelle mediche, influiscono sul corpo vivo. Nel caso degli economisti è il corpo sociale di un paese. Le loro prescrizioni impattano sulla vita di milioni di persone. Questo approccio umano così profondamente attento ai bisogni e alla salute della società, pone MMT fra le teorie amiche, un alleato potente nella costruzione di una nuova giustizia sociale e ambientale. 





Post popolari in questo blog

OLTRE

Wilderness, le nuove “enclosures”

Perché un blog